
Uno squarcio di Cielo
di don Silvio Longobardi – s.longobardi@puntofamiglia.net
Dal Vangelo secondo Marco (Mc 2,23-28)
In quel tempo, di sabato Gesù passava tra i campi di grano e i suoi discepoli, mentre camminavano, si misero a cogliere le spighe. I farisei gli dicevano: ” Guarda! Perché fanno in giorno di sabato quello che non è lecito?”. Ed egli rispose loro: ” Non avete mai letto quello che fece Davide quando si trovò nel bisogno e lui e i suoi compagni ebbero fame? Sotto il sommo sacerdote Abiatàr, entrò nella casa di Dio e mangiò i pani dell’offerta, che non è lecito mangiare se non ai sacerdoti, e ne diede anche ai suoi compagni!”. E diceva loro: “Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato”.
Il commento
“Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato!” (2,27). Lo shabbat è uno dei pilastri della religiosità e come tale ha trovato spazio nelle pagine più importanti della prima alleanza. Nelle parole di Gesù sentiamo tutta la sua amarezza per una lettura formale che si limita a interpretare il comando biblico come una scrupolosa astensione da ogni forma di attività. Gesù non libera l’uomo dalla Legge né promuove una religiosità in cui ciascuno sceglie cosa fare, secondo i suoi gusti e il calendario degli umori. Affermando che il Sabato “è stato fatto per l’uomo”, egli vuole piuttosto sottolineare che l’obiettivo ultimo della Legge è quella di promuovere la piena realizzazione dell’uomo. Ogni legge religiosa ha un essenziale valore teologico, serve cioè a mostrare il volto di Dio e intende favorire la relazione con Lui. In giorno di sabato l’uomo si ritira per fare spazio a Dio, si ferma per riconoscere il primato di Dio. Il sabato è come uno squarcio di cielo, permette di intravedere quella fondamentale alleanza che unisce cielo e terra. Contemplando tutto questo, il credente sperimenta una gioia profonda che invade tutto il suo essere, si sente parte di una storia che, malgrado le apparenze, non si consuma perché è la storia di Dio. Il sabato è il settimo giorno, richiama e rimanda a quel giorno ultimo in cui tutto troverà compimento. È dunque un annuncio di speranza, invita a vivere la fatica dei giorni con la certezza che Dio conduce tutto e tutti verso la pienezza. La sosta settimanale da ogni lavoro non va intesa come una pausa necessaria per ritrovare energie. Una tale lettura si ferma al dato antropologico. L’obiettivo del comandamento è ben più ambizioso, ricorda all’uomo di essere solo un collaboratore di Dio. Il suo lavoro è tanto più utile quanto più si mette a servizio di quell’opera che Dio realizza lungo i secoli. Non basta fare il bene, dobbiamo fare il bene che Dio vuole oggi da noi. A ben vedere si tratta di un cammino arduo. Chiediamo la grazia di corrispondere alle attese di Dio.
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