
Prendere posizione
di don Silvio Longobardi – s.longobardi@puntofamiglia.net
Dal Vangelo secondo Marco (Mc 3,1-6)
In quel tempo, Gesù entrò di nuovo nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una mano paralizzata, e stavano a vedere se lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo. Egli disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati, vieni qui in mezzo!». Poi domandò loro: «È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?». Ma essi tacevano. E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse all’uomo: «Tendi la mano!». Egli la tese e la sua mano fu guarita. E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.
Il commento
“Entrò di nuovo nella sinagoga” (3,1). La scena avviene in giorno di sabato nel contesto della liturgia sinagogale. L’evangelista chiude la scena precedente presentando Gesù come signore del sabato (2,28). La sua presenza nella sinagoga testimonia che il Nazareno non vuole abolire né sminuire il valore della Legge antica; egli desidera piuttosto farla risplendere in tutta la sua bellezza. Per questo insegna a celebrare il sabato con parole e gesti che mettono in luce il primato della carità. Dopo aver chiesto all’uomo che aveva la mano inaridita di mettersi nel mezzo, pone a tutti una domanda: “È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?” (3,4). La domanda è rivolta a tutti ma chiede a ciascuno di compiere una scelta precisa: non ci sono posizioni mediane né sfumature di grigio. È troppo comodo restare nell’ombra, come spettatori pronti a giudicare gli errori degli altri. Siamo chiamati a pagare il prezzo, non possiamo affermare che è giusto fare il bene e poi restare indifferenti o, addirittura, diventare complici del male. Le parole di Gesù possono sembrare sproporzionate in rapporto alla situazione concreta, in effetti l’uomo in questione aveva la mano inaridita: si tratta senza dubbio di un handicap ma non è così grave né lo pone in pericolo di vita. È un limite con il quale quell’uomo è abituato a convivere da chissà quanto tempo, forse da sempre. L’estremizzazione verbale serve per sottolineare che non possiamo evitare di prendere posizione. È interessante notare che il risposo sabbatico viene interpretato nella logica del non fare. Gesù invece chiede cosa dobbiamo fare in giorno di sabato. Non basta sapere ciò che dobbiamo evitare, è necessario sapere quali sono le opere che dobbiamo fare. Astenersi dal male è un criterio minimalistico. È bene evitare il male, è male evitare il bene, ha detto Papa Francesco ai giovani (12 agosto 2018). Oggi chiediamo la grazia di essere attivi protagonisti di quella storia di carità che manifesta la dignità di ogni uomo, creato ad immagine di Dio.
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