Sono un prete felice, insieme possiamo cercare il vero Bene

di don Gianluca Coppola

In una confusione mediatica generata dalle attese circa il destino del celibato nel sacerdozio, una parola si alza chiara e efficace: “la nostra dignità non consiste esclusivamente nel carattere sacerdotale che ci è stato conferito con gli Ordini Sacri, ma anche in ciò che questo carattere richiede come suo completamento, vale a dire Cristo che si sostituisce alla nostra personalità”.

Il prologo di San Giovanni ci mette di fronte alla poeticità della Parola. Perché là dove è l’amore vero e la profondità della Verità, subentra sempre la poesia: le parole normali non bastano. San Giovanni era davvero un innamorato di Cristo e per questo le sue parole sono così delicate, ma precise. Pure quando racconta dell’incapacità di riconoscere Gesù che alberga nel cuore dei “suoi”.

Sono passati già diversi giorni dal Natale e da allora un velo di nostalgia mi è rimasto addosso. E ci pensavo proprio oggi, mentre lanciato verso la banchina della metro, in una corsa tagliata dagli sguardi della gente pensosa e indifferente, mi tornavano alla memoria i versetti di San Giovanni, “Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto“.

Gesù non viene accolto, dai suoi, è incredibile!

Quando ho iniziato il mio ministero sacerdotale sono stato viceparroco. Quegli anni per me hanno significato la profondità della mia “sacerdotalità”. Quell’Alter Christus che in quanto prete il Signore mi ha chiamato essere, trovava alimento nella comunità in cui ero stato mandato. C’erano persone desiderose di accogliere la Parola di Dio e quel desiderio passava attraverso l’obbedienza al sacerdote. Ero per loro un pastore realmente, una guida rispettata perché tramite il mio ministero passava Gesù. Ci credevano.

Questo per un sacerdote è qualcosa di meraviglioso ed è tutto quello che abbiamo: Cristo ci chiama ad essere tutti Suoi – per questo non abbiamo una famiglia! – e lo siamo meglio se la nostra vita riesce ad essere quotidianamente espressione di Dio. I sacramenti e il sacerdozio se non mostrano solo Dio, sono lo specchio del vuoto. E il sacerdote che riesce a farlo, perché rispettato nella sua sacerdotalità, è felice.

Oggi è difficile essere sacerdoti perché la nostra veste non è rispettata prima di tutto nella Chiesa, nelle nostre comunità, nel rapporto con gli stessi cattolici. Non veniamo visti, nel servizio pastorale quotidiano, come rappresentanti di Dio, messaggeri dell’altro mondo. «E tutto quello che fate in parole e opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre» (Col 3, 17).

Noi agiamo, viviamo, pensiamo, preghiamo non a nome nostro o della nostra personalità, ma a Suo nome. La nostra dignità non consiste esclusivamente nel carattere sacerdotale che ci è stato conferito con gli Ordini Sacri, ma anche in ciò che questo carattere richiede come suo completamento, vale a dire Cristo che si sostituisce alla nostra personalità.

Non riconoscendo l’obbedienza nei sacerdoti perdiamo di vista il senso della Fede e come viverla bene. Perché se il prete è visto come un “amico” o una “star” da adulare, difficilmente riuscirò ad arrivare a Cristo. Ma fondamentalmente il problema di fondo è che non vogliamo avere guide. Come ci dà fastidio la voce della coscienza, detestiamo quella del sacerdote.

Siamo così convinti di sapere già tutto e di non aver bisogno di qualcuno che ci indirizzi con dei moniti che il sacerdote è visto come qualcosa di superfluo o semplicemente uno come tanti: è il problema più grande in questo momento. Anche perché ci illudiamo di essere sempre nel giusto.

Ma se la Fede non mi cambia la vita, non è fede. E la preghiera senza una Fede guidata può diventare un vizio e qualcosa con cui copro semplicemente i miei problemi. Non smettere mai di pregare, ma ricordati che solo attraverso l’obbedienza a Dio e alla Chiesa passa un cammino vero.

Non puoi immaginare di essere una pecora senza pastore. Non puoi vivere prendendoti solo quello che ti piace dalla tua parrocchia, dalla Messa o dal tuo sacerdote.

Essere cattolici è un’altra cosa. E di certo non è un mondo di sole emozioni. “Vieni dietro a me, prendi la tua croce e seguimi”, questa è la cattolicità. Cristo, l’obbedienza, il sacrificio e la conoscenza.

Insieme, siamo chiamati a cambiare la carne, la nostra umanità perché Dio s’è fatto uomo. E non idea da cambiare o pensiero da mortificare.

E sai da cosa riconoscere l’equilibrio della tua vita? Dal desiderio che hai di sentire e ricevere quelle parole che solo le labbra di un sacerdote possono efficacemente pronunciare. Da quanto vivamente desideri ricevere il Corpo del Signore; su quanto ansiosamente attendi che qualcuno possa dirti: “Io ti assolvo dai tuoi peccati!”

E in questo che avviene la testimonianza della Chiesa viva, la testimonianza della vicinanza del Signore e la testimonianza di ciò che significa il sacerdozio.

E non c’è dubbio che queste parole restano efficaci anche quando un sacerdote le contraddice con la sua vita, proprio perché dipendono dall’io di Gesù Cristo e non da quello dell’uomo. Non è l’uomo a rimettere i peccati, ma Lui. Non è reso il corpo di questo o di quell’altro, ma il Suo.

Accettando la centralità di Cristo la tua vita migliorerà, tutto avrà un altro senso, un altro valore. Anche la sofferenza. Ma hai bisogno di qualcuno che ti guidi!

Il tuo volto se non sorride, deve cominciare a sorridere. Se il tuo cuore non parla, deve cominciare a parlare, se i tuoi occhi non accolgono devono cominciare ad accogliere, la tua coscienza deve cominciare a obbedire. Altrimenti sei come tutti quelli che non sono stati capaci di accogliere il Verbo di Dio che si è fatto carne.

Perché non vogliamo cambiare vita?

Chiediamo a Gesù di coinvolgere questa carne, di condurre veramente una vita secondo il Vangelo, che passa, sai, attraverso le cose più semplici, non le grandi emozioni.

Attraverso l’amore di Dio, si può amare quanti Egli ha scelto come Suoi sacerdoti, e attraverso chi amministra i sacramenti anche per te, potrai arrivare al cuore della tua umanità. Alla semplicità, alla Grazia speciale.




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