30 gennaio 2020

30 Gennaio 2020

Un mondo sottosopra

di don Silvio Longobardi – s.longobardi@puntofamiglia.net

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 4,21-25)
In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: “Viene forse la lampada per essere messa sotto il moggio o sotto il letto? O non invece per essere messa sul candelabro? Non vi è infatti nulla di segreto che non debba essere manifestato e nulla di nascosto che non debba essere messo in luce. Se uno ha orecchi per ascoltare, ascolti!”. Diceva loro: “Fate attenzione a quello che ascoltate. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi; anzi, vi sarà dato di più. Perchè a chi ha, sarà dato; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha”.

Il commento

Viene forse la lampada per essere messa sotto il moggio o sotto il letto?” (4,21). La luce che Dio ha fato risplendere non può restare nascosta, il Vangelo ci chiama a partecipare attivamente al progressivo svelamento che rischiara il cammino dell’umanità. Gesù usa un’immagine tratta dalla vita domestica e perciò immediatamente comprensibile da tutti i suoi ascoltatori. Una lampada deve essere “messa sul candelabro” (4,21), cioè posta in alto in modo da rischiarare tutti quelli che sono nella casa. Nel testo greco il contrasto tra gli avverbi è più evidente: non sotto [hupò] ma sopra [epì]. Possiamo tradurre così: non nascondere ma rivelare; non nascondersi ma testimoniare. Se invece di mettere in alto la luce d Dio, la copriamo sotto il velo delle nostre paure, priviamo l’umanità di quella Parola che può dare vita e speranza. L’eclissi di Dio genera confusione, alimenta la paura, deforma i desideri. Insomma, stravolge la grammatica dell’umano. È quello che oggi vediamo: un mondo sottosopra. Questa vigorosa esortazione potrebbe apparire inutile: nessuno è così stupido da nascondere la luce. in realtà, la parola del Vangelo è consegnata a uomini e donne in un’epoca in cui testimoniare la fede significava mettere a rischio la vita. Non tutti erano disposti a farlo. Gesù chiede ai discepoli, quelli di ieri e quelli di oggi, il coraggio della fede, con la certezza che quella che oggi appare una flebile luce, domani si manifesterà in tutta la sua luminosità.

Benedetto XVI ha scritto recentemente: “Anche noi cristiani e sacerdoti preferiamo non parlare di Dio, perché è un discorso che non sembra avere utilità pratica”. Ed ha aggiunto: “Il primo compito che deve scaturire dagli sconvolgimenti morali del no­stro tempo consiste nell’iniziare di nuovo noi stessi a vivere di Dio, rivol­ti a lui e in obbedienza a lui. Soprattutto dobbiamo noi stessi di nuovo imparare a riconoscere Dio come fondamento della nostra vita e non ac­cantonarlo come fosse una parola vuota qualsiasi”. Una parola luminosa che indica con chiarezza la strada maestra per il nostro tempo.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

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