
Prima e dopo Cristo
di don Silvio Longobardi – s.longobardi@puntofamiglia.net
Dal Vangelo secondo Marco (Mc 5,1-20)
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero all’altra riva del mare, nel paese dei Gerasèni. Sceso dalla barca, subito dai sepolcri gli venne incontro un uomo posseduto da uno spirito impuro. Costui aveva la sua dimora fra le tombe e nessuno riusciva a tenerlo legato, neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva spezzato le catene e spaccato i ceppi, e nessuno riusciva più a domarlo. Continuamente, notte e giorno, fra le tombe e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre. Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi e, urlando a gran voce, disse: «Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!». Gli diceva infatti: «Esci, spirito impuro, da quest’uomo!». E gli domandò: «Qual è il tuo nome?». «Il mio nome è Legione – gli rispose – perché siamo in molti». E lo scongiurava con insistenza perché non li cacciasse fuori dal paese. C’era là, sul monte, una numerosa mandria di porci al pascolo. E lo scongiurarono: «Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi». Glielo permise. E gli spiriti impuri, dopo essere usciti, entrarono nei porci e la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare; erano circa duemila e affogarono nel mare. I loro mandriani allora fuggirono, portarono la notizia nella città e nelle campagne e la gente venne a vedere che cosa fosse accaduto. Giunsero da Gesù, videro l’indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. Quelli che avevano visto, spiegarono loro che cosa era accaduto all’indemoniato e il fatto dei porci. Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio. Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo supplicava di poter restare con lui. Non glielo permise, ma gli disse: «Va’ nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te». Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli quello che Gesù aveva fatto per lui e tutti erano meravigliati.
Il commento
“Sceso dalla barca, subito dai sepolcri gli venne incontro un uomo posseduto da uno spirito impuro” (5,2). È una scena drammatica, quella che l’evangelista racconta con molti dettagli. Come sempre, possiamo sottolineare un solo elemento. All’inizio della narrazione c’è un uomo descritto nella sua condizione miserevole e apparentemente irreversibile. Al termine del racconto, lo status di quell’uomo è radicalmente rinnovato. In mezzo c’è l’incontro con Cristo. Potremo dire così: l’uomo prima di Cristo e dopo Cristo. Dal racconto evangelico è facile notare la sostanziale differenza tra il prima e il dopo. “Costui aveva la sua dimora fra le tombe” (5,3): è un uomo asociale, costretto a vivere a parte e gli altri lo tengono lontano, vive tra le tombe, in luoghi impuri. “…più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva spezzato le catene e spaccato i ceppi” (5,4): è un uomo pericoloso, aggressivo, la gente non vuole avere a che fare con lui. “Continuamente, notte e giorno, fra le tombe e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre” (5,5): è un uomo affetto da evidente autolesionismo, non solo non ha cura di se stesso ma si autodistrugge. Dopo l’incontro tutto cambia, quando la gente accorre per vedere cosa è successo “videro l’indemoniato seduto, vestito e sano di mente” (5,15). L’incontro con il Nazareno non può essere considerato semplicemente come una tappa ma come l’evento decisivo che cambia tutto. Se questa rivoluzione non sempre avviene dipende da noi, evidentemente abbiamo impoverito, anestetizzato l’incontro con Gesù, non abbiamo permesso al fuoco dello Spirito di riscaldare il cuore (Lc 24,32). Questa pagina di Vangelo ci fa comprendere che la missione Chiesa non si esaurisce nell’impegno sociale, nell’offrire un sostegno alle persone più fragili. Il compito primario della comunità ecclesiale è quello di comunicare la grazia, favorire l’incontro con il Signore Risorto perché è Lui che risana il cuore e la mente, è Lui che ci rende creature nuove. Oggi chiediamo che questa missione possa risplendere ancora più intensamente e portare frutti abbondanti di santità.
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