5 febbraio 2020

5 Febbraio 2020

Con i piedi per terra

di don Silvio Longobardi – s.longobardi@puntofamiglia.net

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 6,1-6)
In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.

Il commento

In giorno di sabato si reca nella sinagoga e cominciò a insegnare” (6,1-2). Gesù torna nel suo villaggio ma si presenta nella sua veste più ordinaria, quella di un Rabbì che insegna con autorità. Niente di eclatante. Altrove ha compiuto prodigi ma a Nazaret non vuole convincere con segni straordinari, si limita a consegnare una parola. Mi pare di cogliere una provocazione significativa e particolarmente attuale in questo tempo. La testimonianza della carità ha un ruolo non secondario nell’esperienza di fede ma la missione della Chiesa passa attraverso l’annuncio appassionato di una Parola che sovverte i pensieri e disegna orizzonti impensabili all’umana ragione. “Andate e annunciate”, dice il Risorto agli Undici (Mc 16,15).

Le parole di Gesù suscitano un sincero stupore nella folla: “E molti, ascoltando, rimanevano stupiti” (6,2). Potrebbe essere l’inizio di un dialogo e di un cammino che, poco alla volta, conduce alla fede. E invece… le domande vengono subito soffocate dalla paura. La gente si chiude nella gabbia dei ragionamenti umani e non riesce ad andare al di là di ciò che appare, di quello che sa o crede di sapere. Provo a immaginare i pensieri di coloro che quel giorno affollano la sinagoga: “Non possiamo negare che quest’uomo ha qualcosa di speciale, dice parole che non abbiamo mai udito da altri ma… è meglio restare aggrappati alla realtà, non facciamoci illusioni”. Comprendo bene lo scetticismo degli abitanti di Nazaret. “Siamo realisti!”: quante volte ho ascoltato quest’espressione. Un modo elegante per non dover ammettere di avere paura e che, in ultima analisi, non siamo disposti ad accettare le sfide e i rischi della vita. È più comodo allora chiudersi nel perimetro delle conoscenze acquisite: ci sentiamo al sicuro, evitiamo le incognite e le delusioni. Quante volte, con la scusa di restare con i piedi per terra, abbiamo perso l’appuntamento con Dio, non abbiamo saputo riconoscere e accogliere quella Parola che conduceva oltre i sentieri già conosciuti. Dio chiede sempre altro ma è pronto a dare tutto.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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