
Lasciamo parlare la vita
di don Silvio Longobardi – s.longobardi@puntofamiglia.net
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 10,1-9)
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!
Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa!. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: È vicino a voi il regno di Dio».
Il commento
«Quando entrerete in una città […] dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio” » (10, 8-9). Ogni giorno ci mettiamo in ascolto della Parola, cercando di raccogliere qualche frammento di quella luce che Dio vuole donare. La parola di Dio risplende anche nei santi, anzi possiamo dire che sono proprio loro i testimoni qualificati del Vangelo perché non solo hanno creduto ma hanno confermato con la vita la forza e la fecondità della Parola. La loro vita diventa così un raggio di luce. Il Vangelo non può diventare un libro da porre in biblioteca ma deve farsi carne e sangue. Solo a queste condizioni i discepoli di Gesù diventano sale della terra e luce del mondo. Grazie ai santi il Vangelo non resta un’affascinante dottrina ma diventa una parola capace di seminare vita nel mondo.
Oggi vorrei leggere la pagina missionaria attraverso la testimonianza dei santi Cirillo e Metodio. Nella loro vita vi sono tanti aspetti interessanti. Mi limito a richiamarne uno solo aspetto, invitandovi ad approfondire la loro biografia. Sono due fratelli, figli di un magistrato dell’impero bizantino, appartengono dunque a una famiglia agiata. Avrebbero avuto la possibilità di fare carriera e raggiungere i traguardi più ambiziosi. Ne avevano anche le capacità. E invece hanno lasciato tutto per diventare ambasciatori di Dio, hanno rinunciato a tutte le agiatezze e comodità della vita con la certezza che avrebbero ricevuto molto di più. Hanno camminato molto per permettere al Vangelo di giungere nei luoghi più lontani. E così, senza averne piena coscienza, hanno dato un’anima al continente europeo. Questa festa liturgica invita a chiedere un nuovo slancio missionario. Oggi rischiamo di rimanere bloccati in una fede che si nutre di una ritualità devozionale ma non sembra capace di comunicare una coscienza di fede che abbraccia e vivifica ogni ambito della vita. Abbiamo bisogno di apostoli innamorati e coraggiosi, capaci di testimoniare e di educare alla fede. Gesù invita a pregare “il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!” (10,2). È questa la supplica che oggi presentiamo con umiltà e fiducia.
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