
Chi comincia?
di don Silvio Longobardi – s.longobardi@puntofamiglia.net
Dal Vangelo secondo Marco (Mc 8,27-33)
In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti». Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno. E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
Il commento
“E cominciò a insegnare” [ērxato didáskein]. (8,31). Siamo portati a sottolineare solo il secondo verbo, è bene invece porre l’accento sul primo: non si tratta semplicemente di un elemento introduttivo, come una colonna che porta la luce (tutti guardano alla luce, non alla colonna). Il verbo greco [árcho] indica chi è all’origine e quindi chi ha autorità. Da questo verbo deriva il vocabolo archē che significa principio. È Gesù che comincia perché è Lui la guida, è sua la Parola decisiva. In questa luce trova il suo valore anche il secondo verbo che conferma e avvalora il ruolo della guida: insegnare. Credere significa riconoscere l’autorità di Gesù e dargli la libertà di indicare la strada della vita. Facile dirlo, più difficile metterlo in pratica. Pietro ascolta con attenzione, come tutti gli altri. Le parole di Gesù appaiono fin troppe chiare, ritiene perciò suo dovere intervenire. D’altra parte, stando a Matteo, ha appena ottenuto il diploma di plenipotenziario. L’evangelista introduce così: “si mise a rimproverarlo” [ērxato epitimân autō] (8,32). Lo stesso verbo e la stessa espressione che poco prima ha usato per Gesù. Il contrasto è netto: Pietro prende il posto di Gesù, si mette accanto a Lui, anzi pretende di insegnare al posto suo. C’è anche un altro contrasto: Gesù parla a tutti apertamente [parrēsía]; Pietro invece prende da parte Gesù, non vuole fargli fare una brutta figura.
Questo Vangelo suscita una domanda: chi ha il diritto e il dovere di cominciare? Non possiamo fare a turno né tantomeno a sorteggio. Gesù deve avere la prima e l’ultima parola. Siamo e restiamo discepoli. È questo il senso delle parole durissime che Gesù rivolge all’apostolo: “Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini” (8,33). Quando ci vuole… ci vuole. Le parole non sconfessano pubblicamente il suo tentativo di assumere il governo della comunità. E tuttavia, Gesù non allontana Pietro con sdegno, come appariva nella precedente traduzione (lungi da me), gli dice semplicemente di stare dietro, cioè di essere un umile discepolo. È questa la grazia che oggi chiediamo, in modo particolare per i vescovi e i presbiteri.
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