21 febbraio 2020

21 Febbraio 2020

L’indispensabile premessa

di don Silvio Longobardi – s.longobardi@puntofamiglia.net

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 8,34 – 9,1)
In quel tempo, convocata la folla insieme ai suoi discepoli, Gesù disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà. Infatti quale vantaggio c’è che un uomo guadagni il mondo intero e perda la propria vita? Che cosa potrebbe dare un uomo in cambio della propria vita? Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi». Diceva loro: «In verità io vi dico: vi sono alcuni, qui presenti, che non morranno prima di aver visto giungere il regno di Dio nella sua potenza».

Il commento

Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (8,34). Le parole del Vangelo sono senza dubbio sorprendenti, Gesù pone condizioni così severe da scoraggiare anche coloro che hanno buona volontà. E tuttavia, il fatto che tutti gli evangelisti riportano fedelmente questo insegnamento, segnala la sua fondamentale importanza. Sono parole che scuotono certamente i discepoli. Come tutti gli ebrei, erano abituati a pensare che il benessere era segno della benedizione di Dio. La sofferenza era esclusa dall’orizzonte esistenziale né poteva essere considerata come una possibile via della teofania. Gesù non teme di andare controcorrente e sconvolgere il modo comune di pensare. Per questo annuncia che la sequela richiede due condizioni: rinnegare se stessi e prendere la croce. Parole forti e sostanzialmente incomprensibili per i discepoli. Il Vangelo le riporta senza interpretazioni accomodanti. Si tratta di due aspetti complementari che si illuminano reciprocamente: rinnegare se stessi indica quel necessario cammino di purificazione interiore che libera l’uomo da ogni istintivo attaccamento all’io egoistico e trova la sua piena manifestazione nel martirio. L’immagine della croce, infatti, per il cristianesimo primitivo non era solo un simbolo suggestivo ma il segno concreto di una vita donata per amore di Gesù. Se manca questa disponibilità, malgrado la buona volontà, il cammino della fede viene inquinato e, prima o poi, si arena nel deserto della mediocrità. Imparare a rinnegare se stessi nelle piccole cose di ogni giorno rappresenta l’indispensabile premessa per camminare nell’amore e fare di tutta la vita un dono totale e senza condizioni.

Rinnegare se stessi non trova diritto di cittadinanza in una cultura che, a parole, riconosce il valore della solidarietà; di fatto, però, esalta l’affermazione individuale e favorisce l’egoismo più volgare e aggressivo, fino a calpestare il diritto alla vita del bambino nel grembo della madre. Oggi chiediamo la grazia di accogliere le parole del Vangelo come una vera medicina che ci libera dal male antico che si annida in ciascuno di noi.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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