CORRISPONDENZA FAMILIARE

di don Silvio Longobardi

Rula Jebreal e le parole usate per nascondere la verità. Ancora violenza contro le donne…

24 Febbraio 2020

Oggi don Silvio risponde ad una lettrice che commenta con un po’ di delusione il suo articolo sulle parole della Jebreal al Festival di Sanremo. Don Silvio: “È facile dire quello che il Potere ti permette di dire. Se invece, vuoi disturbare il conducente, se vuoi davvero scandalizzare i benpensanti, allora non c’è posto”.

“Gent.mo don Silvio

leggo spesso gli articoli di Punto Famiglia e, nel mio piccolo, cerco di contribuire alle vostre molteplici attività di solidarietà. Premetto che il mio è un umile commento, non un giudizio e spero sia inteso come punto di vista diverso, condivisibile o meno, ma un semplice punto di vista.

Leggendo in questi giorni il vostro articolo sul discorso della Jebreal, sono rimasta un po’ delusa. 10 minuti di monologo sicuramente non bastano per smuovere le coscienze, non bastano per parlare dei tanti aspetti che riguardano la violenza contro le donne nel senso lato della parola, però io in quel discorso ho visto tanta emotività, ho visto una professionista che sicuramente ha faticato tanto per arrivare lì, denudarsi… condividere con milioni di persone il suo dramma interiore. Ho visto una donna che finalmente non ha avuto paura di emozionarsi restando composta nella sua dignità. 

Mi sono ritrovata tanto in quella donna, non per il tema trattato ma per la forza che ha dimostrato. La Rai non è avvezza ad affidare ben 10 minuti ad una donna… io ho voluto vedere, il cambiamento, ho voluto vedere che qualcosa finalmente si comincia a muovere, voglio credere che sempre più donne, partendo da quella figura femminile in prima serata su Rai 1, in mondovisione, possano credere in loro stesse e trovare la forza di denunciare ogni atto lesivo alla propria identità.

Leggi anche: Rula Jebreal e le sacre parole del Festival

Mi sono detta… per una volta che una donna non è messa lì per il suo aspetto esteriore, ecco che arrivano i commenti che poteva essere più profonda, poteva fare di più, poteva di dire di più. Non sempre le persone riescono a trasmettere il loro lato spirituale, ma non è giusto bacchettare coloro che non ce l’hanno o che non lo esprimono. Non può essere sempre sbagliato ciò che non deriva da un ideale religioso. Non bisogna far parte necessariamente di un movimento religioso per poter essere brave persone.

 

Caro don Silvio, spero con tutto il cuore che lei non fraintenda quanto le ho scritto, e che possa comprendere che non c’è polemica, ma solo un personale punto di vista. Detto ciò le auguro di proseguire come sempre le sue attività e la ringrazio per l’attenzione che dedicherà al mio messaggio”.

Cara amica,

se ti capita spesso di leggere i miei articoli e quelli di Punto Famiglia, se conosci un poco la nostra quotidiana attività sai benissimo che siamo sempre dalla parte dei deboli, di tutti quelli che patiscono violenza; e siamo dalla parte delle donne, di tutte le donne. Per questo mi sono permesso di criticare il monologo di Rula Jebreal che consegnava agli spettatori una verità preconfezionata, quella che troviamo su tutti i giornali, quella che non disturba nessuno. Sapevo benissimo di gettare il sasso nello stagno e immagino che, come te, tanti altri non hanno gradito e/o hanno pensato che su questo punto avevo esagerato. Andare controcorrente è sempre la cosa più difficile.

Non intendo giustificarmi, permettimi però di dire che non ho offeso nessuno né tanto meno la giornalista. Non ho negato la verità delle sue parole, non ho sminuito il dramma della violenza, ho solo detto che l’orizzonte della denuncia era indistinto e dunque colpiva tutti e nessuno; ed ho aggiunto che ci sono tante altre forme di violenza non meno drammatiche. Le belle parole, talvolta, sono usate per nascondere la verità.

In questi giorni Giorgio Armani ha avuto il coraggio di denunciare con parole severe la tendenza della moda a spogliare la donna piuttosto che a vestirle: “Le tendenze non sono niente, la cosa importante è vestire le donne al meglio. Piantiamola di essere succubi di questo sistema. Oggi parliamo tanto di donne stuprate, in un angolo, ma continuano a essere violentate dagli stilisti. E mi ci metto anch’io. È indegno quello che succede”. Questa sì che è una denuncia vera perché chiama in causa persone precise e un mondo in cui il corpo della donna viene usato e deve rispondere a determinati canoni estetici. Non mi faccio illusioni, questa denuncia non lascerà traccia, non cambierà di una virgola il sistema ma ha il pregio di aver tolto la maschera dell’ipocrisia.

Tu potrai dire che questa volta era necessario parlare della violenza sessuale. E sia. Prova a immaginare se al Festival del prossimo anno la parola viene data ad una donna che racconta il dramma dell’aborto, donne che sono state costrette ad abortire dall’indifferenza della società, donne che per tutta la vita portano nel cuore e nella psiche un dolore che non ha diritto di cittadinanza. Ce ne sono di donne, anche di successo, che hanno avuto il coraggio di raccontare la propria esperienza, lo hanno fatto senza puntare il dito e senza denunciare nessuno. Una di queste è la cantante americana Donna Lee che ha scritto anche una canzone – Whispers from heaven (Sussurri dal cielo) – per ricordare la sua esperienza drammatica.

Se vuoi ascoltarla:

https://www.youtube.com/watch?v=Zrz4o3pgnBc&feature=youtu.be 

Anche questa è una donna, anche questo è un dramma, un altro volto della violenza che attraversa la società contemporanea. Tu pensi che vedremo mai una testimonianza come questa sulla Tv nazionale o sugli altri innumerevoli canali televisivi? Penso proprio di no!

Tutto questo che c’entra con la questione della Rula Jebreal? C’entra, eccome se c’entra. Se provi a dire quello che pensano tutti, quello che il Potere ti permette di dire, quello che tutti vogliono sentire, allora trovi tutte le porte aperte. Se invece, hai qualcos’altro da dire, se vuoi disturbare il conducente, se vuoi davvero scandalizzare i benpensanti, allora non c’è posto. Tutto questo non mi fa arrabbiare ma suscita tanta inquietudine perché temo che quest’intolleranza raffinata avrà conseguenze negative sul nostro futuro. Per questo, nel mio piccolo, cerco di andare controcorrente e di insegnare ad avere una sana coscienza critica. Tutto qui. Un caro saluto.

don Silvio




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