Aborto

Belgio: il terrore per i pro life

bambino embrione

di Chiara Chiessi, Universitari per la Vita

In Belgio è stata approvata una seconda lettura di un disegno di legge per modificare la legge sull’aborto. Vietato distribuire volantini, estensione dell’aborto fino alla diciottesima settimana di gravidanza e riduzione del periodo di riflessione obbligatoria della donna. È il periodo del terrore per i pro life.

Qualche anno fa, in Francia, la patria della “libertà”, è stata approvata una legge in cui anche solo pubblicare su Internet informazioni sulle alternative all’aborto può portare fino a due anni in carcere e sanzioni pecuniarie di 30 mila euro. Purtroppo anche in Belgio si sta andando verso questa direzione, se non peggio: la commissione giudiziaria del parlamento federale, ha approvato il 20 dicembre una seconda lettura di un disegno di legge per modificare la legge sull’aborto, rimuovendolo del tutto come crimine penale.

La revisione della legge prevede in sostanza l’estensione dell’aborto fino alla diciottesima settimana di gravidanza ed inoltre riduce il periodo di riflessione obbligatoria della donna da 6 giorni a 48 ore. Per di più, chi provasse ad impedire ad una donna di accedere ad una struttura sanitaria che pratica l’aborto, rischierebbe fino ad un anno di carcere. Cosa vuol dire questo? I promotori dell’emendamento hanno stilato una serie di esempi a riguardo: non si possono distribuire all’ingresso delle cliniche volantini in cui si parla di alternative all’aborto, oppure, per gli obiettori, non ci si può rifiutare di indirizzare una donna ad un’altra clinica per abortire.

E se il padre volesse il bambino? Secondo l’emendamento, il suo desiderio potrebbe essere considerato una minaccia al “diritto” della donna di abortire, e dunque il padre potrebbe essere perseguibile penalmente. Ma saranno i giudici a deciderlo (il che è anche peggio). Insomma, se anche il Belgio si adeguerà all’esempio francese, possiamo dire che inizierà l’epoca del terrore per tutti i pro life.

Però, per tenere sempre accesa la fiamma della speranza in noi, ricordiamo l’eroico esempio del Re del Belgio, il cattolico Baldovino, che nel 1990 preferì abdicare piuttosto che firmare la legge sull’aborto. “So che agendo così – scrisse al Capo del Governo Wilfried Martens – non scelgo una strada facile e che rischio di non essere capito da un buon numero di concittadini. Ma è la sola via che in coscienza posso percorrere”. Re Baldovino ha insegnato al suo popolo, ma anche a tutti noi, che esiste una coscienza in ogni uomo, che va seguita sempre, a prescindere dalla carriera e dal proprio ruolo. Egli era convinto che la vita umana valesse questo prezzo. E ne siamo convinti anche noi. Speriamo vivamente che il popolo belga si ricordi dell’esempio del proprio monarca prima di approvare gli emendamenti liberticidi.




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