
La tassa della carità
di don Silvio Longobardi – s.longobardi@puntofamiglia.net
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 5,27-32)
In quel tempo, Gesù vide un pubblicano di nome Levi, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!». Ed egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì. Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla numerosa di pubblicani e d’altra gente, che erano con loro a tavola. I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Gesù rispose loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano».
Il commento
“Dopo questo egli uscì e vide un pubblicano di nome Levi, seduto al banco delle imposte” (5,27). Conosciamo molto bene la scena evangelica ma ogni volta dobbiamo accoglierla come una parola carica di novità. La narrazione appare fin troppo sommaria: Gesù passa e si ferma, guarda attentamente Levi e lo chiama. Stando al Vangelo, basta una sola parola: “Seguimi!” (5,27). Anche la risposta di Levi è riassunta in poche parole: “Lasciando tutto, si alzò e lo seguì” (5,28). Non importa sapere come sono avvenuti esattamente i fatti, il Vangelo non è la cronaca ma l’annuncio di un evento che raggiunge tutti. Quel giorno Dio entra nella vita un uomo come Levi che, agli occhi degli altri, appariva ormai perduto. E lui stesso probabilmente pensava di essere stato escluso da Dio. Gesù invece lo incontra mentre “siede al banco delle imposte”, proprio nel luogo dove ogni giorno si consuma il suo delitto. Il Rabbì va nella tana del lupo. Vi entra per pagare la sua tassa, quella della carità: “Non abbiate alcun debito con nessuno, se non quello di un amore vicendevole; perché chi ama il suo simile ha adempiuto la legge” (Rom 13,8).
La chiamata di Levi rappresenta un annuncio e una sfida. Da una parte ricorda che Dio offre a tutti e sempre una possibilità. Bussa alla porta di quelli che sono lontani, quelli cioè che si sentono estranei alla vita ecclesiale. Incalza anche a quelli che sono ostili al Vangelo. Nessuno è privato della luce. Dio vuole raggiungere tutti. Questo desiderio diventa una provocazione per la Chiesa. I cristiani di ogni tempo, sospinti da buone ragioni, sono tentati di tracciare troppo presto i confini del proprio territorio in modo da separare e allontanare i credenti da tutti gli altri. Corriamo il rischio di chiuderci in un recinto e di stare soltanto con le persone che si ritengono credenti, lasciando che gli altri vadano per la propria strada. Il Vangelo non alza steccati ma c’immerge nella realtà. “Devi allargare il tuo cuore sempre di più. Di cento anime ce ne interessano tutte e cento” (Solco, 183). Così diceva san Josemaria Escrivà, un grande apostolo del nostro tempo.
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