3 marzo 2020

3 Marzo 2020

La veste quotidiana

di don Silvio Longobardi – s.longobardi@puntofamiglia.net

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 6,7-15)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate. Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male. Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».

Il commento

Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli” (6,9). Abbiamo imparato questa preghiera fin dall’infanzia, l’abbiamo ricevuta come un segno di appartenenza. Non si tratta semplicemente di una formula orante da recitare, è una parola che svela il volto di Dio e la condizione dell’uomo. Mi limito a sottolineare un solo aspetto. Quando preghiamo ci rivolgiamo a Qualcuno, ci poniamo dinanzi al Tu divino. In concreto questo significa che non possiamo restare chiusi nel perimetro dell’io, come se non avessimo bisogno di niente e di nessuno. La preghiera abbatte i muri costruiti dall’orgoglio di chi pensa di poter vivere nella logica autoreferenziale. C’è un che precede il nostro esistere e disegna l’orizzonte della vita. Quando preghiamo confessiamo di non essere autosufficienti. Per questo ci rivolgiamo a Dio. Qui emerge uno degli aspetti più originali della proposta evangelica, Gesù ci ha insegnato a chiamarlo Padre. Questa prima parola dona un volto specifico a tutta la preghiera. Nel cantico di Mosè, che chiude il Deuteronomio, Dio viene presentato come Colui che genera: “Non è lui il padre che ti ha creato, che ti ha fatto e ti ha costituito?” (Dt 32,6). Chiamando Dio nostro Padre, non solo prendiamo coscienza di essere suoi figli ma chiediamo di essere sempre nuovamente generati e plasmati dal suo amore. È un aspetto non marginale della nostra fede. Il Padre nostro è infatti la preghiera dei figli. Con questo appellativo non mi riferisco genericamente a tutti gli uomini. In effetti, in senso stretto possono fregiarsi di questo titolo – figli di Dio – solo coloro che sono rinati nel battesimo, plasmati ad immagine del Figlio Unigenito. Per questo motivo nei primi secoli la consegna del Padre nostro  era inserita nel percorso che preparava i catecumeni al battesimo. Questa formula rappresenta il passe-partout per entrare nel mistero di Dio, la veste che qualifica in modo decisivo la nostra identità. Recitare il Padre nostro è come stringere la mano di Dio e avanzare con Lui nel cammino della vita. È questa la grazia che oggi chiediamo.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

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