10 marzo 2020

10 Marzo 2020

L’abbraccio di Dio

di don Silvio Longobardi – s.longobardi@puntofamiglia.net

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 23,1-12)
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati rabbì dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare rabbì, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate padre nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare guide, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».

Il commento

Non chiamate padre nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste” (23, 8-9). Se volessimo interpretare in maniera letterale queste parole, non dovremmo dare a nessuno questo titolo, neppure a colui che ci ha generato nella carne. Questo Vangelo offre invece una provocazione e una sfida. Se Dio è l’unico Padre, può avere l’ambizione di chiamarsi padre solo colui che nella sua vita riflette la paternità di Dio e testimonia che ogni cosa trova in Dio la sua origine (Ef 3, 14-15). La nostra vita sarà sempre difettosa, i gesti e le parole non sempre lasciano intravedere qualcosa della tenerezza di Dio. Quanto più abbiamo coscienza dei nostri limiti, tanto più annunciamo che solo Dio può dare una risposta adeguata ai desideri del nostro cuore. Non è una scusa per giustificare le nostre mancanze ma l’umile testimonianza di chi riconosce di essere solo uno strumento imperfetto.

Il profeta Geremia accusa il popolo di aver abbandonato Dio “sorgente di acqua viva” per scavare “cisterne piene di crepe, che non trattengono l’acqua” (Ger 2,13). Una denuncia quanto mai attuale in un mondo che non riconosce più Colui che è all’origine della vita. I santi Luigi e Zelia martin, invece, hanno testimoniato l’assoluto primato di Dio e hanno scelto di mettere tutto al servizio di Dio. Zelia insegnava alle figlie a iniziare ogni giorno con questa preghiera: “Mio Dio vi dono il mio cuore, prendetelo, se vi fa piacere”. I genitori sono preoccupati di custodire i figli da malattie e pericoli – oggi lo sono ancora di più – ma dimenticano di consegnarli a Dio e di insegnare che vivere con la consapevolezza di essere amati dal Padre celeste è la cosa più importante perché l’abbraccio di Dio è oggettivamente il luogo più sicuro della vita. Testimoniare la centralità della fede in questo tempo di prova è la via necessaria per custodire l’umanesimo. Apprezziamo il lavoro di tutti ma sappiamo che Dio solo può salvare la famiglia umana. A Lui oggi rivolgiamo la nostra supplica con le parole che ogni giorno c’introducono nella liturgia delle ore: “O Dio vieni a salvarmi”.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

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