20 marzo 2020

20 Marzo 2020

A partire da

di don Silvio Longobardi – s.longobardi@puntofamiglia.net

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 12,28b-34)
In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi». Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocàusti e i sacrifici». Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

Il commento

Qual è il primo dei comandamenti?”  (12,28b). Sembra una domanda scontata, in realtà invita a cercare l’essenziale. La nostra vita è piena di tanti impegni e responsabilità, corriamo il rischio di perderci in una fiumana di avvenimenti fino al punto da non saper più riconoscere che cosa è veramente essenziale, qual è il punto decisivo che dà senso e vigore a tutte le altre cose. La risposta di Gesù è tanto semplice quanto disarmante. Apparentemente non dice nulla di nuovo, si limita a ripetere una parola antica che tutti conoscevano: “amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza” (12, 29-30). A quanti sono tentati dal fare, il Nazareno ricorda che tutto comincia a prende forma dal riconoscere Dio come un bene essenziale. Questa coscienza di fede trova nella preghiera la sua prima e più immediata espressione. Immersi in una molteplicità d’impegni, oggi rischiamo di dimenticare la preghiera come un bene e come la fonte di tutti gli altri beni. Non basta recitare una formula, la preghiera deve essere percepita e vissuta come un incontro personale in cui possiamo gustare la presenza amorevole di Dio e ricevere quello Spirito che illumina la mente e fortifica il cuore.

L’insegnamento evangelico offre una feconda provocazione perché nella vita frenetica di tutti i giorni la preghiera non ha uno spazio adeguato, resta quasi sempre confinata negli angoli della giornata e, nella maggior parte dei casi, non viene vissuta con quella intensità interiore che dedichiamo alle cose che consideriamo davvero importanti. I giorni difficili che stiamo vivendo ci costringono a stare in casa. Invece di chiuderci nella paura, in attesa che passi la tempesta, alziamo lo sguardo al Cielo e ritroviamo il gusto della preghiera, facciamo della casa il luogo dell’incontro con Dio. È un ministero che deve risplendere in modo tutto particolare nella vita dei consacrati, testimoni privilegiati di una vita in cui tutto comincia da Dio, riceve forza da Lui e trova in Lui il suo compimento.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

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