21 marzo 2020

21 Marzo 2020

Pubblico evasore

di don Silvio Longobardi – s.longobardi@puntofamiglia.net

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 18,9-14)
In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

 

Il commento

Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto” (18,13). Il pubblicano ha passato una vita a calcolare le tasse degli altri ma ora che si trova dinanzi a Dio scopre di essere stato un evasore, uno che ha cercato di fare a meno di Dio ma ad un certo punto si accorge che una vita piena di cose e priva di Dio, è una vita vuota e insipida. Tutto questo si riassume in una preghiera semplice ed essenziale: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. È la stessa preghiera del pellegrino russo: “Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me, peccatore”. Una formula breve che l’orante ripete in continuazione. In questa preghiera ci sono due soggetti: Dio e l’uomo, il Santo e il peccatore. La coscienza del peccato non lo chiude nella prigione della rassegnazione e non gli impedisce di presentarsi nel luogo più santo. Chiede perdono perché sa bene di non aver camminato nelle vie di Dio. Nelle sue parole non c’è alcun tentativo di giustificazione né invoca attenuanti. Chiede perdono perché evidentemente desidera cambiare strada ma sa anche di poterlo fare con le proprie forze. Si rivolge a Dio perché intuisce che il suo perdono ha una straordinaria forza terapeutica.

 

Due uomini, tutti e due sono davanti a Dio, tutti e due riconoscono Dio ma la loro fede è ben diversa: da una parte l’orgoglio e la presunzione di chi ritiene di rispondere perfettamente alla volontà di Dio; dall’altra parte l’umiltà e il pentimento di chi ha coscienza di essere infinitamente lontano. Da una parte l’affermazione di sé e l’esaltazione delle proprie opere; dall’altra la fiducia in Dio e nell’opera della sua misericordia. Dio ama con tutti. Ci ama con i nostri difetti. Ama tanto il fariseo quanto il pubblicano. A tutti vuole manifestare la sua misericordia. Il Vangelo però ci avverte che solo chi invoca con umiltà il perdono, potrà rinascere a vita nuova. In questi giorni, dalle corsie degli ospedali non arriva solo il grido del dolore ma anche le parole di chi ha ritrovato Dio proprio nel dolore. Oggi preghiamo perché questo sia per tutti tempo di purificazione.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

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