23 marzo 2020

23 Marzo 2020

Il potere non basta

di don Silvio Longobardi – s.longobardi@puntofamiglia.net

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 4,43-54)
In quel tempo, Gesù partì [dalla Samarìa] per la Galilea. Gesù stesso infatti aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella propria patria. Quando dunque giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero, perché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme, durante la festa; anch’essi infatti erano andati alla festa. Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire. Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli rispose: «Va’, tuo figlio vive». Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino. Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un’ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia. Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea.

 

Il commento

Udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio” (4,47). Il protagonista è un funzionario del re, un uomo che frequenta i palazzi dei potenti. È abituato a comandare ma in questo caso veste i panni di un mendicante e bussa alla porta del profeta galileo per chiedere quello che nessun altro potrebbe dargli. Il potere non serve per rispondere alla situazione drammatica in cui si trova. Il figlio sta per morire. Prima di recarsi da Gesù, ha percorso altre strade. Dopo aver chiesto aiuto agli uomini, senza alcun esito, mette da parte ogni orgoglio e si rivolge a quell’uomo che agisce con la potenza di Dio. Non è un discepolo eppure quest’uomo manifesta una sincera fede. È certamente spinto dall’angoscia, è costretto a giocare la sua ultima carta. La sua richiesta potrebbe perciò sembrare scontata. Eppure non sempre accade così. Tante volte, nelle circostanze più drammatiche della vita, invece di aprire il cuore alla speranza e volgere lo sguardo a Dio, ci chiudiamo in una delusione ancora più grande, entriamo in un labirinto dal quale non sappiamo più come uscire. Non sappiamo chiedere e attendere la luce; e non sappiamo perciò riconoscere e accogliere quei beni più grandi che Dio vuole donare attraverso la sofferenza.

Non è forse quello che accade anche oggi? La preghiera non appare nel kit delle cose indispensabili. In questa lotta titanica contro il virus, Dio c’entra poco o nulla. I politici, i medici, gli scienziati, gli scrittori, senza dimenticare gli psicologi… tutti hanno qualcosa da dire e da fare, la Chiesa invece resta sullo sfondo. Tutto questo accade perché la cultura dipinge il cristianesimo come una graziosa appendice della vita sociale, come quegli abiti da cerimonia che s’indossano solo per le feste. Ma dobbiamo anche riconoscere che tante volte questo dipende anche dalla nostra tiepida testimonianza, dal fatto che abbiamo paura di manifestare la fede e di proclamare che Gesù è la risposta piena alle attese dell’umanità. È questa la fede che oggi chiediamo.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

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