24 marzo 2020

24 Marzo 2020

Il mistero del dolore

di don Silvio Longobardi – s.longobardi@puntofamiglia.net

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 5,1-16)
Ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Àlzati, prendi la tua barella e cammina». E all’istante quell’uomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare. Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all’uomo che era stato guarito: «È sabato e non ti è lecito portare la tua barella». Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: “Prendi la tua barella e cammina”». Gli domandarono allora: «Chi è l’uomo che ti ha detto: “Prendi e cammina?”». Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato perché vi era folla in quel luogo. Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio». Quell’uomo se ne andò e riferì ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato.

Il commento

Vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici” (5, 2-3). L’evangelista introduce la guarigione del paralitico descrivendo una folla indistinta di malati che vive nell’attesa di un miracolo. Immagine di un’umanità prigioniera dalla sofferenza. Sono tanti e tutti bisognosi. Ma uno solo viene guarito. Non è il più bravo né quello che ha più fede. Gesù non è venuto per eliminare la sofferenza, Lui sa bene che questa silenziosa e scomoda compagna di viaggio ci ricorda la fragilità della nostra condizione. E tuttavia decide di intervenire. Il ministero della guarigione è parte costitutiva della sua missione (Mt 9,23) e dell’opera che egli affida alla Chiesa (Mt 10,1). La sofferenza è segno di una storia che non corrisponde ai desideri di Dio né alle speranze dell’uomo. La guarigione del corpo è solo un annuncio di quella vita piena che Dio vuole donare a tutti. Commenta Sant’Agostino: “Conta più l’aver guarito i vizi delle anime che non l’aver guarito le malattie dei corpi mortali” (Commento al Vangelo di Giovanni, 17,1). La guarigione è segno della compassione di Dio che si china sulle miserie umane ma rimanda ad una realtà ben più grande. Gesù ha guarito gli infermi ma, al tempo stesso, ha portato la sofferenza nella sua carne: “Con la sua passione e la sua morte sulla Croce, Cristo ha dato un senso nuovo alla sofferenza: essa può ormai configurarci a lui e unirci alla sua passione redentrice” (Catechismo della Chiesa Cattolica, 1505). La sofferenza può avere un valore provvidenziale e redentivo, come annuncia Paolo: “sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi e do compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa” (Col 1,24). Il dramma che oggi viviamo rattrista e impaurisce ma è anche un’occasione per accogliere quella pienezza di vita che Gesù dona fin d’ora a quanti credono in Lui. È questa la fede che vogliamo custodire e testimoniare.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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