
Nessuno può arrestare la vita
di don Silvio Longobardi – s.longobardi@puntofamiglia.net
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 7,1-2.10.25-30)
In quel tempo, Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più percorrere la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo. Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, quella delle Capanne. Quando i suoi fratelli salirono per la festa, vi salì anche lui: non apertamente, ma quasi di nascosto. Alcuni abitanti di Gerusalemme dicevano: «Non è costui quello che cercano di uccidere? Ecco, egli parla liberamente, eppure non gli dicono nulla. I capi hanno forse riconosciuto davvero che egli è il Cristo? Ma costui sappiamo di dov’è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia». Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato». Cercarono allora di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettere le mani su di lui, perché non era ancora giunta la sua ora.
Il commento
“Ecco, egli parla liberamente, eppure non gli dicono nulla. I capi hanno forse riconosciuto davvero che egli è il Cristo?” (7,26). L’evangelista attribuisce queste parole agli “abitanti di Gerusalemme” (7,25) che guardano con diffidenza, talvolta condita anche di sottile disprezzo, tutti quelli che vengono dalla Galilea. Gesù parla dinanzi a tutti, senza timore, pur sapendo che tra gli ascoltatori vi sono persone scettiche e sospettose. Oltre agli immancabili nemici. La sua predicazione non trova accoglienza, suscita piuttosto perplessità e domande. La libertà di parola viene interpretata come un implicito riconoscimento da parte delle autorità religiose. Stando a questa pagina, la croce è solo l’ultimo sigillo di un conflitto più lungo. La domanda della folla tuttavia resta come sospesa. Nessuno interviene. La risposta la troviamo nel commento che l’evangelista pone alla fine del brano: “Cercavano di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettere le mani su di lui, perché non era ancora giunta la sua ora” (7,30). È un tema che percorre tutto il quarto Vangelo, a partire dalle nozze di Cana (Gv 2,4). È una provocazione per noi che abbiamo la tendenza – che non raramente diventa una tentazione – a giudicare gli eventi servendoci solo delle coordinate umane. Il Vangelo ricorda che le vicende della storia sono nelle mani di Dio. È Lui che agisce con sovrana libertà: nessuno può arrestare Gesù perché nessuno può fermare il progetto di Dio. Su questo dobbiamo essere molto chiari. È in gioco la nostra fede. Solo quando misteriosamente Dio decide di consegnarsi all’umana ingiustizia, solo allora appare la croce. È importante sapere che gli uomini e eventi non possono imprigionare la fede. Siamo nelle mani di Dio. La nostra vita può essere minacciata dalla malattia o dalla violenza. Può essere anche fermata dalla morte. Ma chi vive nell’amore fa anche della passione più ingiusta il grembo di una nuova e misteriosa fecondità. È quello che sperimentiamo in questi giorni. Restando aggrappati alla croce del Signore, chiediamo la grazia della fedeltà.
Nessun commento per “Nessuno può arrestare la vita”