1 aprile 2020

1 Aprile 2020

Restiamo nella casa di Dio

di don Silvio Longobardi – s.longobardi@puntofamiglia.net

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 8,31-42)
In quel tempo, Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: “Diventerete liberi”?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro». Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo». Disse loro Gesù: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l’ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro». Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato».

Il commento

Lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre” (8,35). Gesù nasce e vive il suo ministero in mezzo ad un popolo che non aveva alcuna libertà dal vista politico, essendo soggetto al dominio dell’impero romano, ma custodiva la coscienza di essere il popolo di Dio. Per questo i Giudei possono affermare con grande fierezza: “Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno” (8,33). Anche Gesù è parte di quella storia e condivide la stessa dignità, la sua parola non contraddice l’esperienza della prima alleanza ma allarga gli orizzonti. Chi lo accoglie e rimane in Lui conosce quella verità che lo libera da tutte le catene, a cominciare da quella del peccato. Gesù usa un’immagine bellissima e quanto mai attuale in questo periodo: la relazione con Lui diventa la nostra casa, lo spazio in cui ritroviamo noi stessi e gli affetti più cari, grazie a Lui la vita non si disperde in mille rivoli, seguendo i sentimenti contrastanti del cuore, ma resta radicata nelle cose che contano. Gesù non ci invita a restare a casa ma ci chiede di fare di Dio la nostra casa. Chi vive in Dio scopre la straordinaria libertà di amare tutti, anche i nemici; e scopre in ogni avvenimento, anche quello più doloroso, una luce di speranza. Chi vive in Dio non resta chiuso nei suoi progetti ma fa del mondo la sua casa, non si preoccupa solo di star bene ma cerca di donare gioia a chi si trova in difficoltà. Chi vive in Dio non si accontenta di scrivere il diario dell’io ma s’impegna ad scrivere altre pagine di quell’unico Vangelo che dona a tutti la libertà dei figli di Dio.

Vi sono quelli che si vantano di essere liberi, in realtà sono discepoli scrupolosi di un potere culturale che impone precisi modelli di comportamento. “Sono come dei burattini che danzano”, diceva il cardinale François-Xavier Van Thuan (La speranza non delude, n. 213). Oggi chiediamo la grazia di custodire la libertà del cuore per diventare testimoni di quel Dio che ci ama fino al punto da dare la vita.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

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