Restiamo Umani

La pandemia ha travolto anche l’Africa

africa

a cura della Redazione

Il numero dei contagiati da Covid-19 sarebbe tanto alto che «neppure l’Oms riesce a starci dietro». In Africa l’emergenza rischia di diventare una guerra contro e tra i poveri del mondo.

«C’è un’evoluzione drammatica, con un aumento geografico del numero dei paesi e anche del numero dei contagiati. Ci sono 39 paesi con circa 300 casi al giorno, per un totale di 2.234 che accusano i sintomi del virus». È quanto ha riportato Matshidiso Rebecca Moeti, ricercatrice del Botswana, direttrice dell’Oms per la regione africana, al quotidiano il Giornale parole che descrivevano una «situazione preoccupante» già giovedì scorso. «Da giovedì a domenica il quadro è diventato molto più complesso: secondo quanto pubblicano i media egiziani, che per primi si sono trovati ad affrontare l’emergenza lo scorso 4 febbraio, i casi accertati sarebbero più di 10 mila, i deceduti quasi 300 e i paesi colpiti 51 su 54».

Martedì 30 marzo il Daily Beast ha pubblicato un articolo sulla diffusione del coronavirus in Africa, confermando che il continente somiglia sempre più a una bomba pronta a esplodere. «Il rapido balzo nel numero di infezioni negli ultimi giorni indica che è solo questione di tempo perché il Covid-19 passi dalle grandi città, dove sono stati accolti i viaggiatori contagiati provenienti dall’estero, alle zone rurali, dove in pratica non esistono nemmeno i servizi sanitari di base».  

Osserva l’autore dell’articolo, Philip Obaji Jr.: «Mentre il coronavirus si diffonde, molto probabilmente l’Africa occidentale si troverà ad affrontare di nuovo le enormi sfide poste alla regione dall’esplosione dell’Ebola, che durò due anni, contagiando più di 28 mila persone e uccidendone oltre un terzo. Se da una parte i governi locali dovrebbero aver imparato utili lezioni da quella brutta esperienza, dall’altra i sistemi sanitari non saranno certamente in grado di far fronte a un’epidemia di massa dell’assai più contagioso Covid-19». 

Dichiara sempre al Daily Beast il dottor Collins Anyachi del dipartimento di Medicina generale del Calabar Teaching Hospital, nel Sud della Nigeria, proprio uno dei paesi che si preparano a diventare (se non sono già) “zona rossa” d’Africa: «È chiaro che i sistemi sanitari del continente non possono gestire un picco di contagi di coronavirus. I governi africani dovranno mettere molto impegno nell’educare i rispettivi cittadini ai benefici che derivano da una buona cura dell’igiene, dal distanziamento sociale e dall’importanza di autoisolarsi all’apparire dei sintomi di Covid-19». 

Purtroppo, però, almeno secondo l’Oms, nella maggior parte degli Stati africani mancano alla popolazione addirittura le condizioni per lavarsi le mani, la misura più elementare per proteggersi dal contagio. Secondo Philip Obaji Jr., le autorità nigeriane hanno problemi perfino a convincere le persone che mostrano sintomi a sottoporsi ai test o a mettersi in quarantena. Figurarsi se sono in condizione di tracciare i loro movimenti, come raccomanda la comunità internazionale. Anche per questo si teme che gli africani infetti siano in realtà molti di più di quelli confermati ufficialmente.

La stessa Organizzazione mondiale della sanità è la prima a sapere che i numeri registrati e forniti quotidianamente sull’Africa possono portare a sottostimare enormemente la diffusione del coronavirus. Semplicemente perché sono quasi certamente “falsati” dal basso numero di tamponi effettuati. Oltre al fatto che diverse nazioni, Libia e Somalia su tutte, ma anche la stessa Nigeria, sono percorse da guerre che ostacolano, se non rendono impossibile, qualunque iniziativa sanitaria. 

Ben conoscendo tutti i dati fin qui riportati, ieri l’Unione Africana ha creato un fondo destinato all’emergenza e ha diffuso un appello alla comunità internazionale affinché soccorra «le limitate infrastrutture sanitarie in Africa». Osservazione amara di Obaji: «Ma con gli stessi paesi più ricchi del mondo sottoposti per primi a crisi enormi, è difficile che arrivino aiuti per il continente più povero».

Per ora l’unico Stato ad essersi mosso concretamente è la Cina, che ha «inviato un cargo di test e mascherine», scrive il Giornale. Ma è non basta, occorre un deciso intervento internazionale per evitare una catastrofe umanitaria senza precedenti. «Senza dimenticare che le infezioni respiratorie, che colpiscono le vie aree e i polmoni, sono la causa principale di morte in Africa. Le malattie più comuni sono la bronchite e la polmonite, che condividono i sintomi con Covid-19, quindi non è facile distinguere i decessi per polmonite da quelli legali al coronavirus».

Senza contare che la forzata sospensione di ogni attività lavorativa potrebbe portare in Africa al prolasso di un sistema economico già fortemente debilitato. Se dalle nostre parti la quarantena forzata si riduce in una sosta nelle proprie abitazioni insieme ai membri della propria famiglia, nel continente africano la diffusione del Covid-19 potrebbe portare ad una guerra contro e tra i poveri del mondo. Una eventualità concreta che va assolutamente evitata e su cui è necessario accendere le luci dei riflettori.  




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