4 aprile 2020

4 Aprile 2020

L’ingiustizia dei potenti

di don Silvio Longobardi – s.longobardi@puntofamiglia.net

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 11,45-56)
In quel tempo, molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che Gesù aveva compiuto, [ossia la risurrezione di Làzzaro,] credettero in lui. Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva fatto. Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinèdrio e dissero: «Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione». Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo. Gesù dunque non andava più in pubblico tra i Giudei, ma da lì si ritirò nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Èfraim, dove rimase con i discepoli. Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione salirono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. Essi cercavano Gesù e, stando nel tempio, dicevano tra loro: «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?».

Il commento

Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!” (11,50). Queste parole sono l’espressione odiosa del cinismo dei potenti e piuttosto vengono ripetute mille e mille volte nel corso della storia. Caifa non si preoccupava affatto del popolo ma dei suoi privilegi. Eventuali disordini gli avrebbero fatto perdere l’amicizia con i romani che gli garantiva potere e ricchezza. Anche se l’orizzonte immediato delle parole di Caifa appare legato ai suoi miserabili interessi, l’evangelista riconosce alle sue parole un valore profetico, anzi allarga ulteriormente la prospettiva: “non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi” (11,52). Egli afferma così che la nascita del nuovo popolo di Dio passa attraverso la morte di Gesù. Tutto questo, è bene ricordarlo, scaturisce unicamente dall’ingiustizia degli uomini. Dinanzi al rifiuto, l’amore fedele di Dio si manifesta attraverso la croce. Ci sono quelli che a parole denunciano l’ingiustizia e poi fanno accordi sottobanco. Gesù invece dona la vita.

I potenti di questo mondo sono discepoli di Caifa, non usano il potere per promuovere il bene comune ma l’interesse di pochi. Noi invece siamo discepoli del Crocifisso: non diamo la morte ma c’impegniamo a donare vita. Nei giorni santi che ci preparano alla Pasqua, questa scelta si traduce in una verifica onesta: l’orizzonte della nostra vita è davvero segnato dal bene comune oppure prevale sempre e soltanto il benessere individuale? È facile rispondere in modo affermativo. E probabilmente lo diciamo con sincerità. Ma nelle situazioni concrete non vogliamo perdere nulla, difendiamo a denti stretti quel benessere conquistato a fatica, siamo più preoccupati di salvare noi stessi che dare agli altri l’occasione di benedire Dio. Anche i peccati di omissione fanno parte di quel tradimento che ogni giorno consumiamo. Oggi chiediamo la grazia di rinunciare a qualcosa per il bene degli altri. È l’unico modo per trovarci più vicini al Maestro che cammina sulla via della croce.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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