Vita

La nascita di nostra figlia nel cuore della pandemia…

Coniugi Barbato

di Pino e Caterina Barbato

Il virus sembrava lontano da noi e, invece, nel giro di qualche settimana aveva invaso l’Italia proprio in quel momento che la nostra piccola Gaia stava per nascere. A chi affidarsi se non a lei, la Vergine Maria?

Ricordo come fosse ieri. Era un giorno come tanti altri nel caldo torrido di fine luglio. Varcai la soglia di casa, le mie tre figlie, Chiara, Sara e Serena mi raggiunsero correndo come sempre. Su di esse si fece largo la voce di mia moglie che reclamava le mie attenzioni: “Amore vieni un attimo!”. Il suo sguardo lasciava trasparire l’importanza del momento, un breve silenzio che raccoglie tutto l’universo, e poi ancora una volta quelle parole che fanno tremare il cuore: “Aspettiamo un bambino!”. 

In un attimo sembrò di essere tornati indietro di anni all’annuncio della prima gravidanza, ma adesso eravamo in cinque a vivere quell’avventura straordinaria. Era la stessa incontenibile gioia ma gli anni erano passati per me e per mia moglie Caterina. Ci affidammo fin da subito, a Maria Madre della Vita, con lei ci sentivamo al sicuro. Potete immaginare la gioia quando scoprimmo che si trattava di un’altra femminuccia. Gaia, si sarebbe chiamata così la nostra piccola ed eravamo tutti felicissimi all’idea di accoglierla come una piccola reginetta. Durante il corso dell’ultimo mese di gravidanza ecco soggiungere le notizie di un virus sconosciuto che attraversava il mondo pian piano, mietendo vittime e incutendo paure. Sembrava tutto così lontano dalla nostra famiglia eppure, in un attimo, il pericolo invisibile sembrava aver invaso l’Italia. Gli ospedali in stato di allerta, la conta dei morti, medici e infermieri allo stremo, niente medicine, nessun vaccino, tutto avvolto dal caos e anche in noi i timori per il momento della nascita si fecero più vicini e tangibili.

Leggi anche: Il virus non è invincibile! È l’ora della responsabilità e della preghiera… 

In chi confidare se non in lei, la Vergine Maria? Il Santo Rosario ritmava le nostre giornate. Mentre fuori la pandemia infuriava, io, mia moglie e le nostre figlie eravamo uniti a pregare. La casa era diventata una piccola chiesa domestica, il tavolo del salone il luogo dove ritrovarsi con Maria e tra di noi, alla luce della preghiera. La sera precedente al parto la preghiera si fece più intensa, ci alzammo tutti nel cuore della notte per consegnare tutto nelle mani del Padre. Quell’ora in ginocchio ai piedi del crocifisso non la dimenticherò mai. Abbiamo consegnato le sofferenze del mondo, il dolore per l’assenza Eucaristica nella nostra famiglia e Gaia affinché potesse essere luce nelle tenebre. 

Poi ecco arrivare il mattino. Tutto era strano le strade vuote, il silenzio irreale fuori ma anche dentro di noi. Eravamo soli. Nessuno poteva starci accanto. L’assenza degli amici, dei parenti, di una parola di conforto si faceva sentire in maniera decisiva, eppure dentro di noi c’era la certezza che dove l’uomo non arriva, c’è Dio. Accompagnai mia moglie Caterina al reparto. Come ci aspettavamo non mi fecero entrare. Fui costretto a lasciarla lì sull’uscio dell’ospedale per vederla affrontare, da sola, la battaglia della nascita. Il nostro sguardo non aveva bisogno di parole, eravamo consapevoli che da quel momento non avremmo potuto rivederci per i prossimi giorni, avrebbe dovuto fare tutto da sola. Ci saremmo ritrovati nel Rosario ma mentre mi invitavano a lasciare il reparto, il cuore mi si spezzò in due e non riuscii a trattenere le lacrime. Questo virus ha stravolto ogni equilibrio soprattutto gli ospedali. Tutto è asettico non c’è la confusione quotidiana, al suo posto solo tanto silenzio. 

Decisi che non me ne sarei andato e mi rifugiai in Cappella. All’ombra del tabernacolo il silenzio non faceva più così paura. Le parole del Santo Rosario venivano fuori a catinelle, e sperai che raggiungessero la mia Caterina che si trovava in sala parto. Una parte di me era convinta che lei potesse ascoltarmi, che sentisse la mia presenza anche se non potevo essere lì con lei. Pochi minuti ancora e un messaggio sul telefono mi annunciò una grande gioia: Gaia era venuta alla luce! Quando finalmente riuscii a riabbracciare la mia sposa, bastò uno sguardo per dirci ciò che lo Spirito aveva già suggerito: la nostra piccola si sarebbe chiamata Gaia Maria. Con lei la speranza tornava a rinascere per noi e per tutta l’umanità, perché ogni bambino che nasce è la promessa di un futuro migliore per tutti.




Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia

Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

CONTINUA A LEGGERE



ANNUNCIO

ANNUNCIO

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy.