
La croce luminosa
di don Silvio Longobardi – s.longobardi@puntofamiglia.net
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 3,7-15)
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito». Gli replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro di Israele e non conosci queste cose? In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna».
Il commento
“Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo” (3,14). Siamo all’inizio del Vangelo, questo è solo il primo di una serie di colloqui, eppure in questa pagina emergono i tratti fondamentali della fede. Anzi, appare l’annuncio più importante: il riferimento alla vicenda d’Israele (Nm 21) mostra che la testimonianza di Gesù rappresenta il sigillo di una storia antica. L’evangelista usa il verbo innalzare [hupsōo] che troveremo anche nella pagine successive, che mette insieme due cose apparentemente incompatibili: la croce e la gloria. Si arriva alla gloria attraverso la croce, anzi la croce stessa rappresenta una teofania, una manifestazione luminosa di Dio. “Bisogna [deî] che sia innalzato il Figlio dell’uomo”: tra la croce e la gloria vi è come un’intrinseca necessità, un misterioso ma indissolubile legame. Gesù annuncia a Nicodemo che senza la croce la gloria di Dio non può risplendere in tutta la sua intensità. Solo chi riconosce il Crocifisso come il Dio fatto uomo, può ricevere la vita (3,15). La fede si misura con la croce. Questa profezia, che riguarda tutti, descrive anche la parabola di Nicodemo. In effetti, colui che in questo dialogo si presenta come un autorevole maestro, uno dei capi del popolo, nelle battute conclusive del Vangelo apparirà di nuovo, questa volta nelle vesti di un umile discepolo che, insieme a Giuseppe di Arimatea, si preoccupa di deporre nel sepolcro il corpo di Gesù e di ungerlo con gli oli profumati (Gv 19,40).
Nicodemo è l’icona fedele di tutti coloro che nel corso dei secoli hanno incontrato Dio ai piedi della croce. Vi sono tante persone che desiderano e cercano la luce ma non la trovano nelle circostanze ordinarie. A volte, Dio nasconde la luce nelle esperienze più dolorose, quelle che nessuno vuole. Quando tutto si oscura, forse è più facile lasciarsi interrogare e ricevere quella parola che aiuta a scoprire il senso e il valore della vita. Chi ha già ricevuto questa luce, ha anche la responsabilità di farla risplendere in modo credibile perché diventi un annuncio capace di suscitare la fede.
Nessun commento per “La croce luminosa”