
La Chiesa non vive di ricordi
di don Silvio Longobardi – s.longobardi@puntofamiglia.net
Dal Vangelo secondo Marco (Mc 16,15-20)
In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.
Il commento
“Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura” (16,15). Ad un prima lettura sembra che Gesù conclude la sua missione invitando la Chiesa a continuare l’opera che Lui ha iniziato. Ma le parole conclusive del Vangelo di Marco (16,20) annunciano un’altra verità: “… mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano” (16,20). Non è corretto dire che la Chiesa vive ed opera in nome di Gesù; è Lui, il Signore Gesù, che opera con potenza attraverso gli apostoli. La Chiesa dunque non è una concessionaria che ha ricevuto la legale rappresentanza; ma la comunità che ripresenta il volto, le parole, il cuore del suo Signore. La Chiesa non vive di ricordi ma cammina in compagnia del Risorto. Anzi si lascia guidare da Lui. Questa parola è carica di consolazione e di speranza: il soggetto della missione è Cristo. Le nostre fragili spalle non potrebbero sostenere un peso così grande, è Gesù che opera nella Chiesa e mediante la Chiesa. Solo e nella misura in cui coltiviamo e custodiamo la comunione con il Risorto possiamo essere e diventare il luogo in cui Egli continua a parlare e a operare prodigi.
L’evangelista sottolinea l’intreccio fecondo tra le parole e le opere: i segni [sēmeîa] confermano la Parola. I prodigi e i miracoli non sono dati per stupire o strappare applausi, servono a dare forza alla Parola. Ai discepoli il compito di annunciare, i segni invece sono attribuiti al Risorto che agisce, in unum, con la sua Chiesa: è Lui che “conferma la Parola con i segni”. Il Signore opera sempre prodigi quando incontra una comunità che accetta la sfida della fede. Occorre sottolineare fino alla noia che la vita e la missione della Chiesa sono il frutto di una costante collaborazione tra Dio e l’uomo. Oggi preghiamo perché l’ardore missionario, che ha portato il Vangelo in ogni angolo della terra, non sia soffocato dalla nostra pigrizia e dalle nostre paure. Preghiamo per i missionari, in particolare per quelli che sperimentano opposizioni e persecuzioni. E impegniamoci a fare la nostra parte perché la Parola sia seminata e porti frutto.
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