
Vedere tutto e non comprendere nulla
di don Silvio Longobardi – s.longobardi@puntofamiglia.net
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 6,22-29)
Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, vide che c’era soltanto una barca e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi discepoli erano partiti da soli. Altre barche erano giunte da Tiberìade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie. Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».
Il commento
“Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna” (6,27). La moltiplicazione dei pani è solo un segno di un altro cibo che Dio vuole donare all’umanità. Quel prodigio non aveva lo scopo di saziare la fame ma di accendere il desiderio di altri beni, più importanti e decisivi per la nostra felicità. Su questo punto si gioca tutta la missione che Gesù è venuto a compiere e che la Chiesa deve realizzare lungo i secoli. Inizia oggi la lettura del discorso eucaristico di Cafarnao che ci accompagnerà in questa settimana (6, 26-59). Le parole di Gesù sono precedute da un interessante dialogo con la folla che permette di comprendere cosa significa metterci in ascolto (6, 22-25). L’evangelista sottolinea due volte che la folla vede: dapprima si accorge che “c’era soltanto una barca” (6,22); e poco dopo comprende che “Gesù non era più là” (6,24). In entrambi i casi troviamo il verbo vedere [horáō]. Non avendo trovato Gesù la gente si mette in cerca di Lui ma quando finalmente lo incontra riceve da lui un solenne rimprovero: “voi mi cercate non perché avete visto dei segni” (6,26). Hanno visto ma non hanno compreso, si sono fermati alla materialità del gesto senza capire che si trattava solo di un segno, cioè una realtà che rimanda ad altro. È una folla che vede solo quello che interessa. Si ferma alla sazietà materiale e non sa andare oltre.
Le parole di Gesù contengono una provocazione sempre attuale. C’è uno sguardo contemplativo che cerca e trova le parole che Dio semina negli eventi della storia; ma c’è anche uno sguardo utilitaristico che cerca e vede solo quello che interessa. Lo sguardo è la misura del cuore. C’è lo sguardo vestito di amore che sa riconoscere la bellezza nascosta nelle persone, anche di quelle più umili; e c’è uno sguardo avido di chi cerca solo il suo piacere o insegue i suoi interessi. Chi guarda con amore, impara a coniugare il verbo servire. Chi guarda con interesse, si preoccupa unicamente di usare cose e persone. Oggi chiediamo la grazia di riconoscere, amare e servire Dio nelle persone e nelle cose affidate alla nostra responsabilità.
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