Social media

Nella quarantena la scoperta del lato buono di internet, ma attenzione a non esagerare…

computer

di Stefania Garassini, giornalista, docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore, presidente Aiart Milano

Se, nella quarantena, l’uso più intenso dei dispositivi di comunicazione è inevitabile, la sfida cui siamo chiamati in questo periodo è quella di mantenere comunque degli spazi e dei momenti in cui non si usa la tecnologia. Ogni famiglia può trovare le soluzioni più adatte alla propria situazione. Spazio alla fantasia…

Stare collegati adesso è indispensabile, per la scuola, il lavoro, la vita sociale. Quello schermo, piccolo o grande che sia, davanti al quale passiamo ore, è oggi la nostra unica finestra verso il mondo esterno. Ma a quarantena inoltrata e in vista di un prossimo, graduale e incerto, ritorno a una situazione più normale emergono anche i molti limiti della comunicazione online e la necessità di trovare nuove forme di bilanciamento tra vita sullo schermo e vita reale. Dopo una prima fase di euforia, tutti noi, anche i ragazzi dalle medie in su, abbiamo sviluppato un atteggiamento critico, rilevando le pecche e le mancanze. Ci siamo resi conto che stare collegati in videoconferenza è faticoso (c’è chi ha già coniato il termine “Zoom fatigue”, “affaticamento da Zoom”, riferendosi al nome di uno dei servizi più usati per le videochiamate a distanza), occorre una dose molto maggiore di concentrazione, anche soltanto per capire quello che l’altro ci sta dicendo. Dobbiamo impegnarci di più per cogliere tutti quei segnali non verbali come il tono della voce, le espressioni facciali che ci aiutano, in modo automatico, a sintonizzarci con il nostro interlocutore in una conversazione faccia a faccia, come spiegano due esperti dell’apprendimento Marissa Shuffler e Gianpiero Petriglieri. In generale è faticoso, a quanto dichiarano anche gli stessi studenti, restare collegati allo schermo, doversi concentrare su quello spazio, limitato, per varie ore.

Leggi anche: Cerchi un modo per orientarti nel mondo delle serie Tv? Da Aiart nasce “Orientaserie” per scegliere cosa quali serie Tv vedere in famiglia…/

Se l’uso più intenso dei dispositivi di comunicazione è inevitabile, la sfida cui siamo chiamati in questo periodo è quella di mantenere comunque degli spazi e dei momenti in cui non si usa la tecnologia. Ogni famiglia può trovare le soluzioni più adatte alla propria situazione. E lavorare di fantasia sulle possibili alternative. Il rischio, se tutti lavorano e studiano da casa, è quello di rinchiudersi ognuno in un proprio mondo e vedersi a malapena all’ora dei pasti. Per condividere spazi e tempi insieme occorre proporselo, e non sempre è facile. Ogni suggerimento è utile. Dalla possibilità di vedere in famiglia una serie tv o un film alla sera, alla riscoperta dei giochi da tavolo, dalla cucina alla ginnastica: inserire nella propria giornata attività da fare insieme, negli spazi comuni può essere un ottimo antidoto contro l’eccesso di schermi. In questo anche i servizi online sono dei validi alleati: Youtube, ad esempio, ha lanciato l’hashtag Resta a casa #ConMe per raccogliere video che suggeriscono attività da svolgere fra le mura domestiche.

In questo nuovo equilibrio ci sta anche un utilizzo diverso della tecnologia, non soltanto per lo studio e il lavoro, o per un intrattenimento perlopiù solitario. Sono quasi infinite le opportunità offerte dalla Rete a questo proposito. Google ha riunito i siti di più di 1200 musei e istituzioni culturali visitabili online. E proprio in questi giorni anche il British Museum di Londra ha aperto virtualmente le sue collezioni. Ma basta fare qualche ricerca per scoprire un’offerta culturale amplissima, che va da vere e proprie stagioni teatrali e concertistiche fino a programmazioni cinematografiche. Sul fronte dell’intrattenimento, se coinvolgiamo i nostri figli faremo delle piacevoli scoperte, come quella di poter utilizzare il software per  quiz su cellulare Kahoot per creare domande che abbiano a tema aspetti della vita in famiglia o qualche altro argomento curioso, da sottoporre magari anche a nonni o parenti lontani. Gli stessi videogiochi possono rivelarsi utili. Di recente l’OMS li ha indicati come terapeutici per attraversare meglio le fasi della quarantena, sempre avendo cura di non esagerare con i tempi, naturalmente. E molte aziende del settore si sono impegnate a fornire percorsi formativi gratuiti per far conoscere meglio ai ragazzi il mondo dei videogames. Alla fine della quarantena avremo capito che il mondo digitale rivela una ricchezza che forse non avremmo sospettato. Sta a noi ora trovare il modo per sfruttarlo al meglio senza compromettere quello che alla fine davvero conta: il mondo reale intorno a noi. Da cui non possiamo sganciarci con un clic.




Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia

Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

CONTINUA A LEGGERE



ANNUNCIO

ANNUNCIO

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy.