
Lasciamoci potare da Dio
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 15, 1-8)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete fare nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».
Il commento
“In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli” (15,8). Ogni contadino lavora per raccogliere frutti saporosi. Allo stesso modo il Padre vuole che la vita dei suoi figli abbia una fecondità abbondante. La dimensione etica viene prima di quella estetica. Prendersi cura di se stessi non significa chiudersi in un egoistico individualismo. La bellezza della vita non sta nel custodire un’eccellente forma fisica – secondo uno schema oggi fin troppo diffuso – ma nel diventare un albero carico di frutti. È questo il criterio decisivo. Emerge così una chiara distinzione tra chi cerca esclusivamente o prevalentemente il suo benessere e chi mette la vita a disposizione del prossimo. Ci sono persone senza scrupoli che si servono degli altri per raggiungere i propri obiettivi; e altre che s’impegnano a servire con generosità ed umiltà perché Dio sia glorificato. Ogni uomo è chiamato ad esercitare la responsabilità sociale, cioè la ricerca del bene comune. La responsabilità del credente è diversa e più grande, egli desidera manifestare la gloria di Dio.
Nella vigna di Dio non tutti i tralci portano frutto, non tutti corrispondono alle attese che il Padre ha riposto in loro. Ma Dio non si rassegna: “ogni tralcio che in me non porta frutto lo taglia e ogni tralcio che porta frutto lo pota perché porti più frutto” (15,2). Il sistema pedagogico del Cielo è piuttosto severo. Stando al Vangelo, la vita dell’uomo è segnata da un costante cammino di purificazione. Non si tratta di un processo indolore. Per questo l’uomo oppone un’istintiva resistenza ogni volta che s’incontra con la sofferenza, non si rende conto né vuole accettare che, proprio attraverso quell’esperienza dolorosa, Dio purifica e fortifica, toglie i rami superflui e rafforza la coscienza del bene. “Volete offrirvi al Signore per sopportare tutte le sofferenze che Lui vorrà mandarvi, in atto di riparazione per i peccati da cui è offeso, e di supplica per la conversione dei peccatori?”. Così disse la Vergine ai fanciulli di Fatima. La salvezza di tutti passa attraverso la sofferenza. Una verità antica che oggi appare meno evidente.
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