
Il mondo vi odia
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 15,18-21)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che io vi ho detto: “Un servo non è più grande del suo padrone”. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma faranno a voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato».
Il commento
“Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi” (15,20). Dopo aver chiesto ai discepoli di portare frutto (15,16), Gesù li avverte che questo compito non sarà indolore. Ci sarà da molto soffrire. Le parole sono fin troppo chiare: “Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me” (15,18). In questo contesto il sostantivo mondo [kósmos] ha un’accezione negativa, indica tutto ciò che si oppone a Dio. Il vocabolo greco, tuttavia, contiene l’idea della bellezza, fa pensare all’armonia della creazione. Il mondo non è un male in sé, anzi è quella realtà che Dio ha plasmato con le sue mani e che suscita lo sguardo ammirato del Creatore (Gen 1,31). Giovanni inizia il suo Vangelo annunciando che “il mondo è stato fatto per mezzo di lui” (1,10). Si riferisce al Verbo di Dio, al Figlio Unigenito. Il male tuttavia si è intrufolato nella storia. L’umanità ha smarrito la strada e fatica anche a riconoscere la luce di Dio. Per questo, fin dalle prime battute Giovanni annuncia che il Verbo è venuto tra la sua gente ma non è stato “riconosciuto” (1,10). In questo caso, però, non si parla dell’umanità lontana da Dio ma del popolo credente. Un dettaglio non di poco conto. Il mondo non ha dunque un valore geografico ma spirituale. Ci sono abissi di incredulità anche nel cuore dei credenti. L’evangelista spiega qual è la causa ultima della contrapposizione: “faranno a voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono [oídasin] colui che mi ha mandato” (15,21). Il verbo greco indica quel conoscere che nasce dal vedere, potremmo anche tradurre: “non hanno visto”. Eppure Gesù ha fatto vedere l’opera di Dio, ha fatto conoscere il suo amore! Nella sua testimonianza non ci sono ombre. Anche lui ha incontrato la persecuzione. La più dura. Tutto questo suscita una considerazione amara ma realistica: non basta accendere la luce, anzi talvolta la testimonianza fedele genera un’opposizione ancora più ostinata. Evidentemente nel mondo c’è una forza oppositiva che l’apostolo Paolo chiama mysterium iniquitatis (2Ts 2,7). È bene saperlo.
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