VI Domenica di Pasqua – Anno A – 17 maggio 2020

In principio l’amore

In un mondo dove tutto si consuma in fretta solo l’amore ha la forza di reggere all’usura del tempo, solo l’amore permette di gustare la gioia dell’eternità. Noi non possediamo questo amore, sperimentiamo che il nostro amore è fragile come la rugiada del mattino (Os 6,4). Solo Dio, che è amore, può donarlo senza misura.

Dal Vangelo secondo Giovanni (14,16-21)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi.
Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi.
Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».

 

IL COMMENTO

di don Silvio Longobardi, esperto di pastorale familiare

Se mi amate, osserverete i miei comandamenti” (Gv 14,15): la parola che oggi la liturgia consegna c’invita a partire dall’amore, a vivere la fede come un’intima, intensa esperienza affettiva. Il cristiano non è chiamato ad osservare comandamenti e precetti, ma ad amare. Se ama il Signore, se lo ama con tutto il cuore e con tutte le forze, allora sarà anche capace di seguirlo, cioè di osservare i suoi comandamenti. Ma se manca l’amore …
L’amore è la sorgente della sequela e la forza della fedeltà. Senza l’amore è possibile solo un’osservanza formale ed esteriore di alcuni precetti, ma Gesù ci chiede molto di più. Se l’amore di Dio (cioè l’amore che viene da Dio) venisse a spegnersi nell’anima dei fedeli, l’enorme edificio di riti, di gerarchia e di dottrine rappresentato dalla Chiesa ricadrebbe istantaneamente nella palude da cui è uscito. L’esempio più lampante per comprendere l’esperienza cristiana è quello del matrimonio: non è un contratto, né a breve né a lunga scadenza, ma una comunione di vita che nasce dall’amore.

Solo Gesù

I santi, e i mistici in modo particolare, quando parlano di Cristo usano le espressioni più dolci. “Gesù è il mio unico amore”: questa affermazione, che Teresa di Lisieux ha scritto sulla porta della sua cella, riassume la sua spiritualità. I suoi scritti, e soprattutto le sue poesie, sono piene di tenerezza nei confronti di Gesù, il solo, unico amore. In una poesia, intitolata Gesù solo, ella esprime così la sua fede:

“Chi potrà intendere il mio amore, chi ricambiarmi amore per amore? Invano lo chiedo; tu solo, Gesù, puoi saziar la mia anima. Nulla quaggiù potrebbe allietarmi, non è di qui la vera gioia. Sola mia pace, felicità, solo mio amore, Signore, sei tu!”.

L’amore è la condizione necessaria per osservare i comandamenti. Con questo termine Gesù non fa riferimento a dei precetti particolari quanto all’alleanza. È un tema che riprende l’annuncio dell’AT: “Ora, Israele, che cosa ti chiede il Signore tuo Dio, se non che tu tema il Signore tuo Dio, che tu cammini per tutte le sue vie, che tu l’ami e serva il Signore tuo Dio con tutto il cuore e con tutta l’anima” (Dt 10,12). Per questo poco dopo Giovanni esplicita:

“Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (14, 23).

Osservare la parola significa aderire con il cuore, aprirsi totalmente a Dio. Nell’amore non ci sono diffidenze, c’è solo la ricerca di una sempre maggiore comunicazione, di una sempre maggiore unità sino alla fusione. Gesù ci promette che Dio stesso, la Trinità, verrà in noi. Il nostro cuore diventa la dimora del Re. Teresa di Lisieux scrive in una sua poesia: “Vivere d’amore è custodirti, Verbo increato! Parola del mio Dio! Io t’amo, e tu lo sai, divino Gesù! Lo Spirito d’amore m’incendia col suo fuoco. Amando te attiro il Padre, che il mio debole cuore conserva, senza scampo. O Trinità! Sei prigioniera del mio amore” (Vivere d’amore).

Un altro Consolatore

“Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre”: il tema della sequela è strettamente congiunto con l’annuncio dello Spirito, il primo annuncio nel Vangelo di Giovanni. È Gesù il mediatore, è Lui che chiede ed ottiene il dono dello Spirito. Tutto passa per lui, “via, verità e vita” (Gv 14, 6). L’espressione “un altro Consolatore” fa pensare al primo Consolatore, cioè a Gesù stesso. Il termine greco è paráklêtos, letteralmente significa “colui che è chiamato a stare presso”, in latino ad-vocatus. La prima immagine dello Spirito è quella di Colui che rimane accanto a noi, accompagna il nostro cammino. Per sempre.

Lo Spirito rimane accanto e vince la paura della solitudine.
Si fa nostro compagno di viaggio e diventa perciò il nostro primo conforto.

L’azione dello Spirito è descritta meglio nei versetti seguenti: “Il Consolatore … v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto” (14, 26). Lo Spirito c’introduce nella verità del Vangelo, ci ricorda quella Parola che non ha messo radici in noi.

Camminare nell’amore

L’esperienza di fede è profondamente intrecciata a quella dell’amore. È facile parlare di amore, ma è difficile vestire di amore la vita.

  • Amare significa morire a se stessi (Gv 12, 24).
  • Amare è far morire la propria parola perché possa risplendere quella di Dio.
  • Amare è riconoscere l’altro come dono e aprirsi a lui senza paura.
  • Amare è stare accanto a chi soffre, senza calcoli o attese.
  • Amare è condividere, talvolta in silenzio, l’angoscia di chi sperimenta la solitudine.

In un mondo dove tutto si consuma in fretta solo l’amore ha la forza di reggere all’usura del tempo, solo l’amore permette di gustare la gioia dell’eternità. Noi non possediamo questo amore, sperimentiamo che il nostro amore è fragile come la rugiada del mattino (Os 6,4). Solo Dio, che è amore, può donarlo senza misura. Ed è proprio questa l’azione dello Spirito, quella di effondere l’amore di Dio nei nostri cuori (Rm 5,5). Se accogliamo lo Spirito saremo da lui condotti sulla via dell’amore, di quell’amore che Gesù ha testimoniato e insegnato (Gv 15,12-15).

In attesa con Maria

In questo tempo pasquale lo sguardo è rivolto a Maria, a Lei chiediamo di aiutarci ad accogliere lo Spirito. Nessuna creatura più di Maria è stata piena di Spirito Santo, fin dal giorno dell’Incarnazione quando lo Spirito prese possesso di Lei nella sua totalità. Da allora la presenza di Maria irradiò quella dello Spirito. Quando Elisabetta udì il saluto di Maria “fu piena di Spirito Santo” (Lc 1, 41). Quando Maria portò il Bambino nel tempio lo Spirito Santo parlò per mezzo del vecchio Simeone (Lc 2,25-35). Il mattino di Pentecoste, quando lo Spirito discende sulla Chiesa, Maria è presente (At 1,14). Tutto questo non è senza significato: è Maria che apre il cuore ad accogliere lo Spirito, a perseverare nella preghiera.

Scarica “La domenica in famiglia” – Un piccolo momento di preghiera da vivere in famiglia


SCOPRI TUTTI I LIBRI DI SILVIO LONGOBARDI

SCOPRI TUTTI I LIBRI DI GIOVANNA ABBAGNARA




Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia

Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

CONTINUA A LEGGERE



ANNUNCIO

ANNUNCIO

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy.