Covid

Le dieci cose che il Covid ci ha insegnato, almeno si spera…

quarantena

di Vito Rizzo

Il virus ha fatto irruzione nella nostra vita senza chiedere il permesso. Ma ora che le cose sembrano tornare alla normalità cosa ci resta di ciò che abbiamo vissuto? C’è un insegnamento umano che possiamo trarre da tutto questo per migliorare il futuro?

La Parola di Dio ci guida ad interpretare le vicende della vita rileggendo in esse la presenza pedagogica del Signore. Nei giorni così duri che abbiamo attraversato ha riecheggiato spesso in me un versetto del Salmo 89: «Insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore». È forse questa la chiave per (ri)contare i giorni trascorsi e provare a (rac)contare cosa ci hanno insegnato. Dunque, volendo sintetizzare, questi giorni di chiusura e isolamento, ci hanno insegnato che:

  1. Non siamo i padroni del tempo e della storia, non siamo i padroni del creato, non siamo invincibili o onnipotenti. Siamo creature. Perciò quando ci sentiamo creatori indiscussi e nichilisti del nostro destino, ricordiamoci che, forse, qualcosa non torna.
  2. Nelle difficoltà l’esperienza di Dio si fa presente in noi non come calcolato rifugio ma come naturale certezza. Ricordiamocene quando Dio ci sembra un ostacolo al nostro arbitrio che fa cattivo uso della libertà.
  3. Non possiamo dare per scontato la comodità, la routine sacramentale. Possiamo rendere presente Dio nella nostra quotidianità domestica, nella preghiera personale e comunitaria, ma la gratuità del dono sacramentale va vissuta con la consapevolezza che non ne siamo, anche qui, i padroni.
  4. Si può morire in solitudine, si può morire senza ragione e senza preavviso. I più fragili sono le persone che alle volte diamo più per scontate, i nostri genitori, i nostri nonni. Tanti se ne sono andati senza il conforto dell’ultimo saluto, di una carezza, un ultimo bacio, di un ultimo abbraccio. Finito l’isolamento del Covid non rifuggiamo nell’isolamento dei nostri egoismi. Quel bacio, quella carezza, quell’abbraccio lasciamo che giunga a destinazione.
  5. I social possono essere uno strumento di servizio che mette in modo la catena della solidarietà umana, ma possono anche essere strumento e vetrina delle più becere pulsioni dell’animo umano. Siamo chiamati ad un uso responsabile di megafoni dei quali non possiamo controllare la diffusione ma il contenuto del messaggio sì. E allora, prima di ogni post, pensiamo che abbiamo di fronte la vita “vera”, di persone “vere”. 
  6. La nostra famiglia, i nostri affetti non sono una dependance del nostro cuore. È lì che possiamo costruire condivisione e armonia. È certo un cammino impegnativo, non semplice, ma è il cammino più autentico della nostra vita.
  7. Non si vive da soli ma nell’essere comunità. Il tutto sorregge la parte e la parte, ciascuno di noi, può contribuire a rendere il tutto più povero o più ricco. Tornando alla normalità non rubiamo il futuro a nessuno, non rubiamo la speranza, non rubiamo la dignità. Tornando alla normalità ricordiamoci degli altri esseri umani, ricordiamoci di essere umani.
  8. La verità non è un optional. Non c’è vera libertà senza verità, non c’è vera bellezza senza verità, non c’è vero gusto nella vita senza verità.
  9. La nostra vita è ricca della presenza degli altri. Siamo persone in relazione, la bontà della nostra vita dipende tanto dalla bontà delle relazioni che siamo capaci di costruire, riconoscere, alimentare.
  10. La nostra vita è ricca di doni, la “roba” non è tutto. La vita si arricchisce di altro e possiamo scegliere di cosa riempirla, di vuoti o di pieni, di cose effimere o di valori veri. La nostra vita è un dono e – come disse ai giovani San Giovanni Paolo II – siamo chiamati «a farne un capolavoro».

Tutto questo, forse, questi giorni ce lo hanno insegnato. Chissà se noi lo abbiamo imparato.




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Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

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