Bambini ammassati in hotel: nel supermercato dell’utero in affitto

utero in affitto

di Chiara Chiessi, Universitari per la Vita

Quanto poco deve valere l'essere umano per i sostenitori dell'utero in affitto, che oltre a privare un innocente della propria madre, sfruttano senza scrupoli donne povere pronte a fare qualunque cosa pur di avere un minimo guadagno?

Kiev, Ucraina – Siamo in un hotel, alcune stanze allestite a nursery, una quarantina di culle ammassate e baby-sitter che si muovono qua e là per accudire i bambini. Non è un romanzo distopico, ma la realtà della crudele pratica dell’utero in affitto.

Il 30 aprile la clinica Biotexcom mette online un video con lo scopo di rassicurare le coppie “committenti” provenienti da tutto il mondo, che hanno pagato migliaia di euro per “comprare” un bambino, ma che in questo periodo sono bloccate a causa del Covid e non possono andare a ritirarlo in Ucraina. Il video ottiene però l’effetto opposto: fa comprendere maggiormente quanto sia barbara questa pratica.

Una pediatra ucraina nel video dice: “Cari genitori, se ora non potete attraversare il confine e venire in Ucraina per prendere il vostro bambino, non disperate. Alcuni Stati sono già andati incontro ai propri cittadini ed hanno avviato il processo”.

I bambini, in questo periodo, sono rimasti “in attesa”, come la merce in un magazzino. Le domande che ci sorgono vedendo questo video, in cui le baby sitter si preoccupano di spiegare che i bambini hanno tutte le cure mediche possibili, crescono di peso, ognuno ha il proprio latte specifico ecc… sono molte. Chi sono questi bambini? Di chi sono figli? Che status hanno? Chi li tutela veramente?

Una volta nato, il bambino viene portato via dalla madre naturale, nonostante si sia sviluppata per nove mesi la relazione madre-figlio nel ventre materno, nonostante il bambino sia vissuto tutto questo tempo ascoltando il battito del cuore della madre ed abbia imparato a riconoscerne la voce… nonostante tutto ciò viene strappato barbaramente alle braccia della madre come non si fa nemmeno con un animale. Quanto deve essere crudele separare un bambino (concepito artificialmente, quindi una povera vittima innocente dell’egoismo di una coppia di adulti) dalla madre che l’ha portato in grembo per nove mesi?

Un appello contro l’utero in affitto è stato firmato dal capo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina e dall’arcivescovo latino di Leopoli Mieczysław Mokrzycki.

“La pandemia del coronavirus – si legge nell’appello – ha portato alla luce molte patologie nella vita della società contemporanea. Una di queste è la maternità surrogata, vale a dire trattare persone come merci che possono essere ordinate prodotte e vendute”. E poi: “Questa non dovrebbe mai essere chiamata maternità, anche perché porta insopportabile sofferenza e persecuzione al bambino e alla madre che lo ha portato, ai membri della sua famiglia, e a quelli che producono bambini come se fossero animali“.

La pratica della maternità surrogata è moralmente inaccettabile ed a questa barbarie si aggiunge l’ulteriore male morale delle basi commerciali dell’utero in affitto. I vescovi ucraini hanno supportato l’appello per “bandire il traffico internazionale di bambini a livello legislativo in Ucraina”, ed hanno richiesto che la maternità surrogata “sia bandita in ogni forma e che ai neonati sia assicurata protezione appropriata e la possibilità di essere adottati nelle famiglie”.

Il capo della Chiesa Greco Cattolica in Ucraina ha paragonato i contratti di maternità surrogata a veri e propri contratti di schiavitù, denunciando anche la corruzione di politici interessati a mantenere questo commercio.

Quanto poco deve valere l’essere umano per i sostenitori dell’utero in affitto, che oltre a privare un innocente della propria madre, sfruttano senza scrupoli donne povere pronte a fare qualunque cosa pur di avere un minimo guadagno?

Speriamo in cuor nostro che le dure ma reali immagini del “supermercato” dell’utero in affitto di Kiev, possano risvegliare le coscienze più addormentate e far comprendere a tutti quanto la maternità surrogata sia contro i bambini ma anche contro le donne stesse.




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