Eucaristia

La Messa ci ricorda che l’uomo non può bastare a se stesso

Messale

(Foto: Di l i g h t p o e t / Shuttersock.com)

Di fra Carlo Basile, ofm

Il 18 maggio per la Chiesa italiana è scoccata l’ora della ripresa della Messa con i fedeli. L’attesa e il silenzio della quarantena ci hanno fatto capire qual è il vero senso della Celebrazione Eucaristica. Lì vi è un pane che non possiamo produrci da soli.

Dopo tanta trepidazione e attesa, ecco giunto il momento di rimettersi in cammino tra incertezze e perplessità, per partecipare alla Celebrazione Eucaristica e nutrirsi del cibo che non perisce, ma che dura per la vita eterna (Gv 6, 24-35). Il 18 maggio per la Chiesa italiana è scoccata l’ora della ripresa della Messa con i fedeli. Quanto desiderio è cresciuto nel cuore in questi mesi di quarantena: non poter ricevere l’Eucaristia e doversi accontentare della comunione spirituale, un sacrificio grande. Eppure il ritorno, il nuovo inizio è stato tranquillo, consapevole e rispettoso. La Chiesa non ha sbandierato con voce forte la sua riapertura, non ha fatto rumore anzi, con discrezione ed umiltà, ha continuato a “camminare” sulla strada che in questo tempo pasquale il Signore ci ha indicato.  

Ogni qualvolta che celebriamo l’Eucaristia ricordiamo l’innalzamento salvifico di Gesù, che trascina con sé il mondo intero e lo presenta al Padre. La luce verde delle Messe si è riaccesa ma è opportuno ritrovare il senso reale di questo dono di Dio. Prima di essere un diritto, la Messa è un dono, un’opera di Cristo stesso. Il Silenzio assordate in questo periodo spero ci abbia fatto prendere consapevolezza che l’Eucaristia è un incontro vero con Cristo, un dono che ci è stato fatto gratuitamente. Dove noi cristiani attingiamo la fiducia necessaria per affrontare i terribili effetti della pandemia sulla società? In ragione del fatto che un grande dolore rivela in ogni uomo uno spazio intimo dove sgorga un grido, che sia un grido di paura, di collera o di domanda, in ogni caso l’uomo sa di non poter bastare a sé stesso. 

Bisogna imparare, oggi più di prima, a spiegare perché il banchetto Eucaristico offre una consolazione agli effetti disastrosi che il confinamento ha avuto sulla società. Il fatto è che a Messa si va a ricevere un pane che non possiamo produrre noi stessi. Il pane della fiducia e dell’unità che si fa carne dentro di noi. Gesù è detto “il Verbo di Dio”, il “Verbo incarnato”. Quando mangiamo questo pane, di fatto, assimiliamo la Parola che egli impersona in senso proprio e stretto. Per comprendere l’importanza della Messa, bisogna associare “parola” e “persona” come costituenti una medesima realtà. L’incontro con Gesù nel sacramento dell’altare è l’incontro con l’Amore del Padre. Da allora, nella Messa noi battezzati assimiliamo l’amore di cui siamo amati da Dio. Mica male, per darsi coraggio nella prova! L’altare è una Mensa santa in cui l’uomo nutre la propria anima con una parola divina. Non abbiamo bisogno di reclamare diritti. Abbiamo bisogno di una fede matura alimentata da una Eucaristia matura, non basata sul devozionismo o sul sentimentalismo. L’Eucaristia è centralità della vita del cristiano. 

Durante l’omelia ho consegnato questa immagine ai fedeli presenti: “Adesso che abbiamo ripreso a celebrare con il popolo, vi auguro di sentire nel vostro cuore l’emozione di ricevere Gesù come il giorno della Prima Comunione, dove eravamo commossi e trepidanti”. Non lasciamoci sfuggire questa occasione, questo è il tempo della rinascita responsabile, dove ognuno fa la sua parte. Ora è il tempo di fare sul serio con Cristo. È il tempo di rinnovare la gioia e di ricevere la Messa come un dono.




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