Briciole di Vangelo - Tempo di Pasqua

30 maggio 2020

30 Maggio 2020

Un coro di voci

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 21,20-25)
In quel tempo, Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, colui che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?». Pietro dunque, come lo vide, disse a Gesù: «Signore, che cosa sarà di lui?». Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi». Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?». Questi è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere.

Il commento

Signore, che cosa sarà di lui?” (21,21). Pietro ha appena ricevuto il mandato di pascere il gregge (21,17), forse per questo si sente in dovere di chiedere a Gesù che cosa ha previsto per Giovanni. La domanda appare legittima perché è rivolta al Maestro. La risposta non si fa attendere: “Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?” (21,22). Nelle battute conclusive ritroviamo il verbo rimanere [menéin] che attraversa tutto il quarto Vangelo: in questo caso più che il rapporto di intimità (restare nell’amore) con Gesù, il verbo viene utilizzato in senso cronologico (restare in vita). La risposta di Gesù contiene un rimprovero: “Se voglio… a te che importa?”. Il legame di amicizia, sigillato dalla fede, ci unisce in un’unica storia e chiede a ciascuno di preoccuparsi degli altri. Tutto questo però deve avvenire nel pieno rispetto della vocazione che Dio ha consegnato a ciascuno. L’unità non annulla le differenze, anzi le valorizza. Le strade sono diverse. Poco prima il Risorto aveva preannunciato a Pietro il martirio: “Quando sarai vecchio, un altro ti condurrà” (21,18). Giovanni, invece, resterà in vita a lungo, fino a quando verrà a chiamarlo. L’evangelista si premura di precisare che i primi cristiani hanno letto in queste parole l’annuncio di una parusia imminente. In realtà, aggiunge e spiega, non era questa l’intenzione del Risorto (21,23).

Hans Urs von Balthasar (1905-1988) ha presentato Pietro e Giovanni come due icone della fede, due modi diversi e complementari di vivere la stessa esperienza. Pietro ha ricevuto il carisma dell’autorità; Giovanni quello della contemplazione. Pietro parla in nome di Cristo, Giovanni sceglie il silenzio. Pietro si dichiara pronto a lottare per il Maestro, Giovanni lo segue fino alla croce. Pietro rinnega, Giovanni resta fedele. La diversità dei carismi è uno dei pilastri della vita ecclesiale. In fondo, il compito dell’autorità è proprio quello di custodire e sviluppare i doni dello Spirito. Solo così la Chiesa diventa un coro armonico di voci e di suoni. È questa la grazia che oggi chiediamo per il Papa e i vescovi.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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