
Vince la paura
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 20,19-23)
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Il commento
“Mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù…” (20,19). Il Vangelo ci riporta alla sera della Pasqua. Malgrado la testimonianza delle donne e degli apostoli che sono andati al sepolcro, la comunità appare ancora prigioniera della paura, le prime luci della resurrezione non hanno allontanato le ombre dell’incredulità. È Gesù che entra nel Cenacolo, è Lui che si rende presente, è Lui che si mostra, è sua l’iniziativa. Gesù viene anche se nessuno lo attende. La sua presenza spezza le tenaci catene del dubbio, porta gioia e pace, dona luce e vita: “Ricevete lo Spirito Santo” (20,22). È un dono ma anche una sfida. Per ricevere occorre aprire il cuore alla grazia. Riconoscere la propria costitutiva incapacità è il primo passo della fede. La buona volontà non basta. Solo lo Spirito può comunicare la vita di Dio. Quella sera, a Gerusalemme, inizia la grande avventura. È la prima pagina di un libro che lo Spirito scrive lungo i secoli. L’annuncio che risuona la sera di Pasqua precede e prepara la Pentecoste.
Anche noi siamo in attesa. Dio è pronto a riversare sull’umanità la sua benedizione ma non sempre trova la piena disponibilità dell’uomo. Anzi tante volte, malgrado le apparenze, restiamo chiusi nella camera della delusione e della rassegnazione, le parole di Dio sono affascinanti ma troppo lontane dalla realtà. Possiamo ritrovarci ogni giorno in preghiera ma non lasciamo entrare lo Spirito, non rispondiamo con un eccomi sincero e coraggioso agli appelli di Dio. Oggi chiediamo la grazia di non “spegnere lo Spirito” (1Ts 5,20) e di fare della fede la luce che rischiara ogni angolo della nostra vita. La santità non è una conquista ma un dono da accogliere e custodire. Se abbiamo davvero sperimentato che senza Dio l’uomo non può essere felice, vinciamo le nostre paure e portiamo Cristo nella storia di ogni giorno. Lo Spirito Santo darà forza alle nostre parole e ci renderà seminatori di quella vita che ha il timbro di Dio.
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