
Partorisce nel dolore
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 19,25-34)
In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé. Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito. Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua.
Il commento
“Stavano presso la croce di Gesù sua madre…” (19,25). La maternità di Maria inizia a Nazaret quando, accogliendo la parola dell’angelo, diviene Madre del Redentore (Lc 1,31). Dal momento in cui concepisce, come ogni altra madre, ella vive in stretta unità con il Figlio, partecipa alla sua missione. Per questo si trova ai piedi della croce. Vive quel dramma con il cuore di una Madre che vede morire il Figlio. Ed è come Madre che viene coinvolta. Durante il ministero luminoso di Gesù ella è rimasta nell’ombra, nel momento in cui tutto è avvolto dalla tenebre del male, appare nuovamente in primo piano. Possiamo leggere la maternità di Maria in diversi luoghi e momenti della vicenda di Gesù ma due sono i poli della maternità: l’annuncio gioioso e la via dolorosa. A Nazaret Maria riceve e accoglie la vita; ai piedi della croce, impara a condividere la passione del Figlio. La sua maternità passa attraverso la croce. Ogni maternità si misura con la croce. Nel Decreto della Congregazione per il Culto Divino (2018), che istituisce la memoria liturgica, sottolinea proprio il legame tra maternità e sofferenza: “Questa celebrazione ci aiuterà a ricordare che la vita cristiana, per crescere, deve essere ancorata al mistero della Croce, all’oblazione di Cristo nel convito eucaristico, alla Vergine offerente, Madre del Redentore e dei redenti”.
Nelle pagine della storia ecclesiale la maternità di Maria appare in tutta la sua luce Dove arriva il Vangelo c’è anche Lei, la Madre di Gesù; e dove c’è Maria, il Vangelo corre più rapidamente. Non dobbiamo considerare solo gli eventi eclatanti, Maria entra discretamente nella vita di tanti battezzati, uomini e donne, e li conduce ad una vita santa. Questa esperienza, testimoniata da non pochi santi, ha trovato un’eco fedele nel Vaticano II: “Nella sua materna carità si prende cura dei fratelli del Figlio suo ancora pellegrinanti e posti in mezzo a pericoli e affanni, fino a che non siano condotti nella patria beata” (Lumen gentium, 62). La coscienza di essere figli si esprime oggi in un affidamento ancora più fiducioso a Colei che riconosciamo come nostra Madre.
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