6 giugno 2020

6 Giugno 2020

Sgonfiare l’io

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 12,38-44)
In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa». Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

Il commento

Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze” (12,38). Il brano evangelico offre due diverse immagini, due opposti modi di vivere la religiosità: da una parte gli scribi e dall’altra una vedova povera. Mi soffermo sulla prima categoria. Gesù presenta gli scribi come persone che amano stare in prima fila, sentirsi importanti e ricevere onori. Questo atteggiamento appartiene alla nostra natura più istintiva ma spesso viene coltivato e amplificato fino a diventare il cuore del pensiero e dell’agire. È uno stile che si oppone radicalmente alla proposta del Vangelo. Quando l’uomo pone al centro se stesso e misura ogni cosa con le proprie esigenze, quando l’io si gonfia, non c’è spazio per il tu e ogni relazione diventa conflittuale. Non c’è spazio nemmeno per Dio perché, anche quando prega, l’uomo non si apre veramente all’Altro né guarda verso l’alto. Chi è pieno di sé non è capace di riconoscere il suo nulla dinanzi alla maestà di Dio. Anzi, ritiene di avere la coscienza a posto e di fare la propria parte. Nella sua indomita presunzione, arriva a pensare di essere un buon collaboratore di Dio.

La cultura mondana, oggi più che mai seducente, suggerisce di inseguire la popolarità e il successo. Avere una buona posizione sociale ed economica è l’obiettivo desiderato e perseguito a tutti i costi e con tutti i mezzi possibili. Il Vangelo insegna che l’uomo è veramente grande quando solo quando sa riconoscere i suoi limiti e impara a chiedere scusa, quando ammette di aver sbagliato e si rialza dopo ogni caduta, quando sceglie di servire senza nulla pretendere. Diventa grande solo chi s’incammina nei sentieri della piccolezza. La confessione frequente rappresenta un farmaco assai efficace per sgonfiare l’io: obbliga a guardare in se stessi e a fare a lista dei limiti e delle mancanze che inquinano la nostra vita. Ogni volta che ci inginocchiamo per chiedere perdono, riconosciamo che non siamo capaci. Ci rialziamo più forti perché abbiamo posto in Dio ogni fiducia. È questa la grazia che oggi chiediamo.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia

Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

CONTINUA A LEGGERE



ANNUNCIO

ANNUNCIO

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy.