
Doveroso avvertimento
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5,13-16)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».
Il commento
“Voi siete il sale della terra” (5,13). Nel momento in cui annuncia l’identità dei discepoli, Gesù sente il bisogno di metterli in guardia: “se il sale perde il sapore… a null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente” (5,13-14). Non è un rimprovero né una mancanza di fiducia ma un doveroso avvertimento che la strada non è priva di pericoli. Non ci sono solo le avversità che arrivano dall’esterno (le persecuzioni del mondo) ma anche quelle che nascono all’interno, non c’è solo il male che bussa alla porta ma anche il male che nasce dentro di noi. Vi sono nemici invisibili che si annidano nelle pieghe del cuore e consumano le buone intenzioni. Perdere sapore non significa necessariamente abbandonare la fede. È sufficiente non viverla con passione, non impegnarsi a fondo, non confermare con la vita la parola che annunciamo con le labbra. È facile partire con convinzione e poi perdere l’entusiasmo lungo la via. Ed è altrettanto facile, oltre che comodo, “mettere la lampada sotto il moggio”, cioè tenere nascosta la fede. Non si tratta di abbandonare la via ma di camminare lentamente, così lentamente da … restare fermi. In fondo non si tratta di errori plateali, visibili ad occhio nudo, ma di quelle scelte dettate dalla mediocrità che inquinano la vita e poco alla volta dissipano il patrimonio ideale di partenza. Questo stile di vita, molto diffuso, è una trappola mortale perché il cristianesimo per sua natura è fuoco, totalità, radicalità. “Dalla mancanza di generosità alla tiepidezza non c’è che un passo” (Escrivà, Solco, 10). Così diceva un santo che non aveva paura di chiedere anche ai laici la santità. Quante persone partono con entusiasmo e ostentano sicurezza fino a quando non incontrano difficoltà, fino a quando la scelta compiuta non comporta sacrifici che non avevano messo in conto. Dinanzi a questo muro, molti si ritirano in buon ordine. E invece, nella pedagogia di Dio proprio quella croce imprevista era un grandino per salire più in alto. Oggi chiediamo la grazia di misurare la vita con la Parola di Gesù, costi quel che costi.
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