
S’interessa di noi
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 10,7-13)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli: «Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento. In qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi finché non sarete partiti. Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi».
Il commento
“Strada facendo, predicate…” (10,7). Queste parole appartengono al capitolo in cui Matteo ha raccolto le indicazioni missionarie che Gesù ha consegnato ai discepoli. Mi soffermo sul versetto iniziale. Predicare è una traduzione inadeguata perché in italiano questo verbo ha assunto un significato peggiorativo. Fare la predica non significa annunciare una buona notizia. Era più opportuno tradurre con proclamare, tra l’altro il verbo greco [kēryssō] nel linguaggio profano viene usato per indicare il messaggero che fa porta nelle contrade la voce del re. “Strada facendo, proclamate”, cioè dite a tutti la buona notizia, fatelo a voce alta e con piena convinzione. Al profeta, inviato ad annunciare al popolo che i giorni dell’amarezza sono finiti, il Signore consegna questo comando: “Salì su un alto monte tu che annunci liete notizie a Sion, alzi la tua voce con forza tu che annunci liete notizie a Gerusalemme, alza la voce, non temere, annuncia alle città di Giuda: Ecco il vostro Dio, ecco il Signore viene con potenza” (40, 9-10). Con questa stile i discepoli devono proclamare il Vangelo.
“… dicendo che il regno dei cieli è vicino” (10,7): è questo l’annuncio che riprende e amplifica quello che Gesù ha detto all’inizio del suo ministero (4,17). Non perdiamo tempo in chiacchiere, l’umanità ha bisogno anzitutto di sapere che Dio s’interessa di noi, anzi si fa nostro compagno di viaggio, dona a tutti la possibilità di sconfiggere il male: “Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni” (10,8). Dio è il soggetto che chiama e invia; ed è anche l’oggetto dell’annuncio. La Chiesa è una comunità che vive di Dio e per Dio: da Lui riceve la parola che deve proclamare; e quella parola parla di Lui. Tutto ciò che non è di Dio non ci interessa. La Chiesa si prende cura dell’uomo perché riconosce in lui l’immagine di Dio; si preoccupa di custodire il creato perché è la dimora dell’uomo. Per intercessione di san Barnaba e di tutti i missionari, chiediamo la grazia di fare della nostra vita un annuncio credibile ed efficace.
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