14 giugno 2020

14 Giugno 2020

Non siamo più terra e cenere

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 6,51-58)
In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

Il commento

Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” (6,51). La catechesi eucaristica di Gesù apre un acceso dibattito, prima tra i Giudei (6,52) e poi tra gli stessi discepoli (6,60). Le parole del Nazareno hanno creato un clima di palpabile tensione, hanno acuito la distanza con gli avversari e hanno generato una fronda interna. Tutti sono sconcertati, alcuni sono scandalizzati. La sua scarsa diplomazia alimenta il contrasto con i Giudei e suscita crescenti dubbi tra i discepoli. Umanamente parlando si tratta di un vero disastro.  Gesù non è un ingenuo ma un maestro che deve annunciare la verità. Conosce i rischi che corre ma sa bene che su questo punto non può essere accomodante. È una verità scomoda ma salutare, la Chiesa deve custodirla e annunciarla “opportune importune”, come scrive l’apostolo Paolo (2Tm 4,2).

La festa liturgica è relativamente recente (XIII secolo) ma la dottrina è antica, appartiene alla verità essenziale della fede. L’amore per l’Eucaristia attraversa tutta la storia della Chiesa. San Giovanni Crisostomo (IV secolo) annunciava così questo mistero: “Non sapete che questa mensa è piena di un fuoco spirituale e che, come dalle fonti sgorga acqua, così questa mensa contiene una fiamma misteriosa?”. E ancora: “Grazie a questo Corpo io non sono più terra e cenere, non sono più prigioniero, ma libero; per questo io spero i cieli e di possedere i beni che si trovano in essi, la vita immortale”. È davvero questa la nostra coscienza di fede? Con questa fede ci accostiamo alla mensa eucaristica? Abbiamo l’intima certezza che tutto il mistero di Dio è racchiuso in questo minuscolo frammento della creazione? L’esperienza della pandemia ha messo seriamente alla prova questa fede e non tutti sono usciti vincitori. Anzi, corriamo il rischio di sminuire la centralità dell’incontro eucaristico. “Quanto più viva è la fede eucaristica nel Popolo di Dio, tanto più profonda è la sua partecipazione alla vita ecclesiale” (Benedetto XVI, Sacramentum caritatis, 6). Oggi chiediamo la grazia che questo mistero possa risplendere e rischiarare il cammino del popolo di Dio.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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