15 giugno 2020

15 Giugno 2020

Dare di più

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5,38-42)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio” e “dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pòrgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle».

Il commento

Ma io vi dico di non opporvi al malvagio” (5,39). L’insegnamento che Matteo raccoglie ne discorso della montagna viene espresso talvolta con un linguaggio che ama usare il paradosso e l’iperbole. Dobbiamo leggere con più attenzione per scoprire la ragionevolezza nascosta nella provocazione. È il caso della parola che oggi meditiamo. La legge antica riconosceva la liceità della risposta violenta nel caso in cui si riceveva un torto, una violenza che naturalmente doveva restare proporzionata al torto ricevuto. Gesù invece afferma con autorità che la violenza non è mai una risposta, altri sono i mezzi, un altro è lo stile che il discepolo deve seguire. Per evitare equivoci, è necessario operare una distinzione. Il Nazareno non parla del male ma di colui che lo compie. Il male va sempre combattuto con la più grande determinazione. Il malvagio invece, malgrado le sue opere, non perde la dignità di uomo creato ad immagine di Dio; e come tale ha sempre diritto di ricevere una parola di salvezza per prendere coscienza del male commesso e iniziare un cammino di conversione. Se rispondiamo al male con il male, non favoriamo alcun processo di ravvedimento, anzi lo confermiamo nella sua scelta. Il verbo opporsi, in greco anthístamai, letteralmente significa mettersi contro. È un comportamento radicalmente contrario allo stile evangelico che chiede di vivere ogni cosa come un servizio (Mt 20,28). Restare fedeli al bene, significa soffocare la spirale della violenza, gettare acqua sul fuoco dell’odio.

“Per noi uomini e per la nostra salvezza nacque da Maria Vergine”: queste parole, che proclamiamo nella professione di fede, offrono una chiara regola di vita. La storia della salvezza non passa attraverso la spada, non si realizza versando il sangue degli altri ma donando la propria vita, fino al sangue. La giustizia consiste nel dare a ciascuno quello che gli spetta. Un traguardo difficile da raggiungere. Ma il Vangelo va oltre e insegna ad esercitare la carità, chiede cioè di pagare di persona, dando agli altri più di quello che pensiamo di dover dare, più di quello che siamo capaci di dare.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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