
Una vita scomoda
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 10,26-33)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «Non abbiate paura degli uomini, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geenna e l’anima e il corpo. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri! Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».
Il commento
“Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze” (10,27). Le parole che oggi proclamiamo nella liturgia fanno parte del discorso missionario (Mt 10, 1-42) e devono essere lette come tasselli di un più ampio mosaico. Dopo aver detto ai discepoli che li manda come “pecore in mezzo ai lupi” (10,16) – affermazione poco rassicurante – ricorda loro che incontreranno persecuzioni, li avverte che saranno condotti dinanzi ai tribunali, arriva a dire che saranno “odiati da tutti” (10.17-22). Dopo aver descritto un orizzonte apostolico così oscuro e carico di minacce, chiede di non farsi prendere dalla paura, anzi comanda di essere fedeli e coraggiosi testimoni del Vangelo che hanno ricevuto. La buona notizia deve essere proclamata a tutti e con tutti i mezzi. È bene precisare che i verbi sono all’imperativo (ditelo, annunciatelo), non si tratta perciò di una semplice esortazione ma di un vero e proprio comando. Le terrazze erano considerati i luoghi più alti della città. L’espressione evangelica perciò vuole dire: fate in modo che tutti possano sentire. Se vogliamo che la Parola giunga a tutti non possiamo proclamarla comodamente solo nelle chiese ma deve risuonare in ogni luogo della città, non solo nelle case ma anche nei vari ambiti della vita pubblica. Dobbiamo metter da parte ogni forma di timidezza che spesso nasce o sconfina nella paura.
Se siamo davvero convinti che Gesù Cristo può guarire l’umanità, non possiamo perdere tempo in tante cose inutili. Il desiderio di portare il Vangelo deve avere la giusta priorità, precedere e prevalere su ogni altra scelta. Le vie dell’annuncio sono tante, lo Spirito ha un’infinita creatività. Ciascuno faccia con passione e generosità quello che sa fare. Ciò che conta è scrivere nell’oggi della storia pagine che mostrano la forza e la bellezza della fede. Contemplando la lunga schiera di coloro che hanno dato la vita per il Vangelo, chiediamo anche noi la grazia di non fuggire le scomodità per donare a tutti la gioia di incontrare Gesù Cristo.
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