
Una regola semplice e impegnativa
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 7,6.12-14)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi. Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti. Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano!».
Il commento
“Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti” (7,12). Queste parole possono essere considerate come una sintesi sapienziale della proposta evangelica, l’esortazione di Gesù riscrive nella forma positiva un comandamento che appartiene alla prima alleanza: “Non fate agli altri ciò che non piace a voi” (Tb 4,15). La formulazione evangelica non è una semplice ripetizione di quanto già scritto: Gesù infatti non si limita a raccomandare di evitare di fare quello che non ci piace ricevere dagli altri, Lui chiede di essere propositivi e di mettere in campo proprio quelle azioni che noi desideriamo ricevere. Non è la stessa cosa. Non basta evitare il male, occorre impegnarsi a fare il bene. “Evitare il male è bene, non fare il bene è male”, ha detto Papa Francesco. La legge civile, in sintonia con l’etica della prima alleanza, non può obbligare a fare il bene, chiede soltanto di evitare il male. Per agire così basta aver acquisito una sufficiente coscienza di responsabilità. L’etica evangelica, invece, è molto più rigorosa: nel giudizio finale vengono chiamati maledetti coloro che hanno omesso di fare il bene (Mt 25, 41-43). La lista dei peccati di omissione è piuttosto lunga e talvolta imbarazzante. Forse per questo preferiamo … non aprire neppure questo capitolo. In realtà per fare il bene – e per farlo bene – non basta la buona volontà, dobbiamo entrare nella logica evangelica che invita a dare anche quello che non abbiamo ricevuto. Gesù infatti non chiede di misurare le nostre azioni con il bene ricevuto. La sua proposta è più impegnativa: “quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro”. La nostra etica non si misura con la prassi degli altri ma con il desiderio di bene che ciascuno di noi vorrebbe ricevere. Invece di vivere nell’attesa del bene, il Vangelo ci chiede donare anche quello che non abbiamo ricevuto. Invece di cadere nella sterile rivendicazione, ci impegniamo a seminare il bene con la certezza che germoglierà e porterà frutto. È un’etica difficile da praticare ma con Dio tutto è possibile.
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