25 giugno 2020

25 Giugno 2020

Una fede ingannevole

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 7,21-29)
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. In quel giorno molti mi diranno: “Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?”. Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande». Quando Gesù ebbe terminato questi discorsi, le folle erano stupite del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come i loro scribi.

Il commento

Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia” (7,26). La casa costruita sulla sabbia crolla miseramente quando arriva la tempesta. I primi ad essere meravigliati della rovina sono proprio i costruttori, loro pensano che i pilastri siano solidi, la casa appare stabile e confortevole, in apparenza non manca niente. In realtà, l’improvvisa tempesta mette a nudo l’intrinseca debolezza. Forse c’è tutto ma non la fede. O meglio, manca la fede intesa e vissuta come alleanza, un legame che non viene meno nelle tempeste della vita, anzi proprio in questi momenti si rafforza. Con l’immagine delle due case, Gesù non distingue i credenti dai non credenti. In entrambi i casi si tratta di discepoli che ascoltano la Parola. Costruisce sulla roccia chi ascolta e mette in pratica, cioè si fida di Dio. Se invece la fede non diventa vita, se non si traduce in scelte precise che manifestano e accrescono il legame con Dio, poco alla volta muore.

La pratica religiosa ci dà l’impressione di essere ancora credenti ma si tratta di un’apparenza ingannevole. Il fatto che due sposi si ritrovino sotto lo stesso tetto non basta per dire che si amano e sono pronti a essere l’uno a servizio dell’altro. Così è anche la fede: chi crede non solo ascolta ma fa della Parola il pilastro della sua vita. “Se non vivi come credi, finirai per credere come vivi”. Così mi diceva un santo prete che ho incontrato nella mia adolescenza. Se non viviamo a partire dalla fede, se la fede non diventa la forma della vita, finiremo per vivere secondo la logica del mondo. La fede in Gesù verrà sostituita dalla ricerca di una vita in cui il benessere e la tranquillità diventano i pilastri inamovibili. Una fede come questa resta nell’alveo della devozione e non regge agli urti della vita. Oggi chiediamo la grazia di custodire un cuore innamorato che si lascia continuamente scuotere dalla Parola e cerca in tutti i modi di metterla in pratica.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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