27 giugno 2020

27 Giugno 2020

Un amore con le ali

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 8,5-17)
In quel tempo, entrato Gesù in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò». Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa». Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori, nelle tenebre, dove sarà pianto e stridore di denti». E Gesù disse al centurione: «Va’, avvenga per te come hai creduto». In quell’istante il suo servo fu guarito. Entrato nella casa di Pietro, Gesù vide la suocera di lui che era a letto con la febbre. Le toccò la mano e la febbre la lasciò; poi ella si alzò e lo serviva. Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la parola e guarì tutti i malati, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa: “Egli ha preso le nostre infermità e si è caricato delle malattie”.

Il commento

Signore, il mio servo è in casa a letto paralizzato e soffre terribilmente” (8,6). Queste parole sono l’eco dell’amore, ci fanno intravedere l’intima partecipazione emotiva del centurione: è un uomo d’armi, abituato a combattere, un uomo all’apparenza duro e severo con se stesso e con gli altri, qui invece si presenta nella veste di un uomo che soffre perché non può far nulla per il suo servo, al quale evidentemente è molto legato. L’amore appartiene alla natura umana, è il riflesso più luminoso di quel Dio che ci ha creato a sua immagine. L’uomo non può fare a meno di amare, rinunciare ad amare significa rinnega se stesso. L’affetto che il centurione manifesta per il servo è immagine di questa naturale capacità ma è anche icona del credente che si rivolge a Dio per ottenere quello che, nonostante tutta la buona volontà, non è  capace di donare. Bussando alla porta del Profeta il soldato romano riconosce che il suo affetto non è capace di dare vita, non ha la forza per liberare l’uomo dal male che consuma i suoi giorni. A me pare un’immagine emblematica: l’amore umano si rivela radicalmente insufficiente, senza la fede non può raggiunge la meta ultima, si ferma a metà strada. Se invece l’amore s’intreccia con la fede, allora mette le ali. Amare il prossimo è un dovere scritto nella coscienza di ogni uomo. Chi ha fede viene invitato a vivere l’amore in pienezza, costi quel che costi, perché è sospinto dalla certezza che Dio vuole riempire di gioia la vita di ogni uomo. Chi ha fede non può restare un osservatore neutrale degli eventi, non ha paura d’intervenire nelle vicende della storia, anche se deve pagare un prezzo.

Teresa di Lisieux scriveva alla sorella Leonia: “Ti amo mille volte più teneramente di quanto si amino delle sorelle comuni, poiché posso amarti col Cuore del nostro Sposo celeste” (LT 186, 11 aprile 1896). Nella scia di questa esperienza santa, oggi chiediamo la grazia di avere la stessa fede del centurione per chiedere e ottenere da Dio un amore capace di riempire di gioia la vita del nostro prossimo.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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