29 giugno 2020

29 Giugno 2020

L’umile discepolo

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 16,13-19)
In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».

Il commento

Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli” (16,17). Ad una prima lettura, questa pagina evangelica esalta il ruolo di Pietro che, primo tra gli apostoli, riconosce in Gesù il “Figlio di Dio” e riceve da Lui il diploma più ambito, quello di capociurma, per usare un’espressione dello scrittore Luigi Santucci. In realtà, Gesù si affretta a precisare che la luce che quel giorno s’intravede nelle parole di Pietro non è il frutto della sua intelligenza ma l’eco fedele della grazia. Più che un abile maestro Simone appare dunque come l’umile discepolo che ha saputo accogliere la luce che veniva dal Cielo. 

Chi esercita nella Chiesa il ruolo dell’autorità è chiamato stare in ascolto di Dio per riconoscere, accogliere e comunicare quella Parola che profuma di Cielo. Questa regola vale per tutti i Pastori, a maggior ragione per colui che Dio ha posto sul gradino più alto. Con quell’umiltà che ha contraddistinto tutta la sua vita, Paolo VI presentava così il suo ministero di Pastore universale: “Forse il Signore mi ha chiamato a questo servizio non già perché io vi abbia qualche attitudine, o perché io governi e salvi la Chiesa dalle sue presenti difficoltà, ma perché io soffra qualche cosa per la Chiesa, e sia chiaro che Egli, non altri, la guida e la salva” (Udienza generale, 21 giugno 1972). In quella stessa occasione egli citava il Papa san Leone Magno (V secolo) che parlava così del Successore di Pietro: “darà la forza, Colui che ha conferito la dignità”. L’intima certezza che il Papa è guidato e sostenuto da Dio, fa dire a santa Caterina: “Dio vuole e comanda che, se anche i pastori fossero cattivi, e lo stesso Papa fosse tale, anziché essere padre buono e pietoso come è, noi dobbiamo essergli ugualmente sottomessi e obbedienti, non in considerazione della sua persona, ma della sua autorità di vicario di Cristo” (Lettera 207, ai Governanti di Firenze). Che questa fede della santa patrona d’Italia sia o diventi il patrimonio di tutti i credenti.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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