1 luglio 2020

1 Luglio 2020

Non mi arrendo

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 8,28-34)
In quel tempo, giunto Gesù all’altra riva, nel paese dei Gadarèni, due indemoniati, uscendo dai sepolcri, gli andarono incontro; erano tanto furiosi che nessuno poteva passare per quella strada. Ed ecco, si misero a gridare: «Che vuoi da noi, Figlio di Dio? Sei venuto qui a tormentarci prima del tempo?». A qualche distanza da loro c’era una numerosa mandria di porci al pascolo; e i demòni lo scongiuravano dicendo: «Se ci scacci, mandaci nella mandria dei porci». Egli disse loro: «Andate!». Ed essi uscirono, ed entrarono nei porci: ed ecco, tutta la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare e morirono nelle acque. I mandriani allora fuggirono e, entrati in città, raccontarono ogni cosa e anche il fatto degli indemoniati. Tutta la città allora uscì incontro a Gesù: quando lo videro, lo pregarono di allontanarsi dal loro territorio.

Il commento

Giunto all’altra riva, nel paese dei Gadarèni, due indemoniati, uscendo dai sepolcri, gli andarono incontro” (8,28). Non è una bella accoglienza, Gesù non ha nemmeno il tempo di sbarcare e subito s’incontra, anzi si scontra con due indemoniati, cioè due persone prigioniere del male, abituate a farsi male e a fare del male. Sulla loro carta d’identità c’è scritto: “molto pericolosi” (8,28). Vivono presso luoghi di morte, la gente li ha allontanati e si tiene lontana da loro. Ed è comprensibile perché non sa come affrontare il male, anzi sa di non avere la forza per ingaggiare la battaglia. Ma la paura, anche senza volerlo, favorisce la rassegnazione e permette al maligno di continuare a scrivere pagine di morte. Chi non combatte il male con la necessaria determinazione finisce inevitabilmente per diventare complice del male. Chi pensare di poter confinare il male in una zona delimitata attua una strategia perdente perché il male non si lascia imprigionare. La gente di quella regione ha scelto di stare lontana, il Nazareno invece accetta la sfida. La sua presenza mette in crisi colui che opera il male, lo costringe a uscire allo scoperto. Il male ci rende cattivi, deforma le intenzioni del cuore ma non ci spoglia della nostra dignità. Gesù combatte il male per liberare l’uomo e restituirlo a se stesso, per far risplendere nuovamente l’immagine di Dio che riposa nel fondo del suo essere. Lui combatte e vince.

Nella storia personale e collettiva ci sono forze oscure che operano il male. Con amarezza Paolo VI constatava che “la terra è solcata da problemi, da agitazioni, da conflitti tutt’altro che forieri di civiltà e di amore, ma piuttosto di sentimenti e di propositi di odio e di guerra” (Udienza generale, 21 gennaio 1976). Questo sguardo carico di realismo potrebbe scoraggiare le persone più deboli e paurose. E difatti molti rinunciano a combattere. La fede impedisce di arrenderci al male e ci chiede di diventare profeti di quella civiltà in cui l’uomo sceglie di vivere con e per gli altri. Non è una fragile utopia ma la speranza cristiana.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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