
Star bene
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 9,1-8)
In quel tempo, salito su una barca, Gesù passò all’altra riva e giunse nella sua città. Ed ecco, gli portavano un paralitico disteso su un letto. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Coraggio, figlio, ti sono perdonati i peccati». Allora alcuni scribi dissero fra sé: «Costui bestemmia». Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: «Perché pensate cose malvagie nel vostro cuore? Che cosa infatti è più facile: dire “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire: “Àlzati e cammina”? Ma, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati: Àlzati – disse allora al paralitico -, prendi il tuo letto e va’ a casa tua». Ed egli si alzò e andò a casa sua. Le folle, vedendo questo, furono prese da timore e resero gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini.
Il commento
“Coraggio, figlio, ti sono perdonati i peccati” (9,2). In apparenza Gesù non si accorge che quell’uomo è malato, il Vangelo non riporta alcuna parola di consolazione ma un annuncio che lascia stupiti e delusi il paralitico e gli amici che lo hanno portato. Per capire la scena, proviamo a immaginare di imbatterci in un uomo che sta affogando e, invece di tendergli la mano, gli chiediamo se ha avuto il tempo di confessarsi. Una tale domanda apparirebbe come un insulto. Il cuore di questo racconto non è la guarigione del corpo ma l’annuncio che Dio è pronto a perdonare i peccati. Questa parola dovrebbe essere assai consolante, anzi quella oggettivamente più importante. E invece, quel giorno a Cafarnao suscita un generale sconcerto tra i presenti. Sarebbe così anche oggi. Anzi peggio. La nostra società, infatti, guarda con un’attenzione quasi maniacale alla salute fisica ma si preoccupa poco o nulla della salute spirituale. Star bene, vivere i salute è diventato l’imperativo numero uno. Eppure nella nostra società del benessere aumentano i suicidi e le persone che soffrono di un disagio psichico. Vivere nel benessere non significa automaticamente star bene.
Gesù non si ferma alle apparenze, non vede solo un corpo malato ma una persona che ha bisogno di essere guarita da un male più profondo, una ferita che ai suoi occhi fa molto più male. Senza il Vangelo diventiamo ciechi, ci fermiamo alla superficie. Se invece diamo credito al Signore, allora impariamo a cercare la salute del corpo non come un bene in sé ma come un mezzo per raggiungere beni più grandi. Star bene in salute è utile, ma è poca cosa, se non convive con la salute dell’anima. Star bene in salute non significa vivere senza problemi ma impegnarci a fare tutto il bene possibile. “Estirpa dal cuore l’avidità e piantaci la carità. Poiché allo stesso modo che l’avidità del denaro è la radice di tutti i mali, così la carità è la radice di tutti i beni” (Sant’Agostino, Discorsi, 72A). Oggi chiediamo la grazia di comprendere quanto sia importante inginocchiarci davanti al presbitero per essere interiormente sanati e diventare così operai del Regno.
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