3 luglio 2020

3 Luglio 2020

Senza condizioni

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 20,24-29)
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

Il commento

Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù” (20,24). I Vangeli non riportano tutte le apparizioni pasquali. Sappiamo ad esempio che il Risorto è apparso a Pietro (Lc 24,34; 1Cor 15,5) ma non abbiamo nessun racconto di questo evento. Gli evangelisti hanno scelto solo quei fatti che hanno un valore esemplare. La vicenda di Tommaso appartiene a questa categoria, è l’esperienza emblematica di chi entra faticosamente nella luce della resurrezione. Era “uno di loro” ma la sera di Pasqua “non era con loro” (20,24). “Abbiamo visto il Signore” (20,25), gli dicono gli amici: un annuncio come questo non lo lascia indifferente. Non accetta ma non rifiuta. Non li accusa di dire sciocchezze, chiede di poter fare la stessa esperienza. Lancia una sfida: “Se non vedo […] io non credo” (20,25). In queste parole c’è una buona dose di orgoglio ma chi legge in fondo al cuore senza pregiudizi scorge la delusione per aver perso un appuntamento così importante. Tommaso chiede di vivere un incontro personale con il Risorto. La domanda è legittima anche se viene espressa con l’arroganza di chi pretende di porre condizioni. Dio invece non pone condizioni, la sua Misericordia è senza limiti perché vuole che tutti gli uomini sia salvati (1Tm 2,4). Per questo offre a tutti – e sempre! –un’opportunità.

Otto giorni dopo” (20,26): si rinnova l’appuntamento. Gesù non rimprovera il discepolo ma accoglie la sua richiesta. Tommaso capitola, vinto dalla misericordia. Non ha più bisogno di toccare. Sono le parole di Gesù a toccarlo facendo crollare il muro costruito dall’orgoglio. L’incontro viene sigillato da un’esortazione ma assume la forma di un vero comando: “Non diventare incredulo, resta credente” (20,29). È la parola che oggi risuona per tanti battezzati che scivolano nell’incredulità. Contemplando questa scena evangelica, oggi chiediamo la grazia di riconoscere il Signore e di testimoniare la fede senza condizioni, con l’ingenuità degli umili e la passione degli innamorati. Una fede capace di contagiare quanti non sono sazi del vuoto e cercano la luce.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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