di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 9,14-17)
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno. Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo porta via qualcosa dal vestito e lo strappo diventa peggiore. Né si versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si spaccano gli otri e il vino si spande e gli otri vanno perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l’uno e gli altri si conservano».
Il commento
“Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro?” (9,15). Queste parole da una parte sono l’eco di una storia antica; e dall’altra aprono orizzonti nuovi. Presentandosi con l’immagine dello Sposo – uno dei volti di Dio, stando alla tradizione profetica – Gesù non solo accenna alla sua identità divina ma annuncia che il tempo delle nozze sta per diventare una realtà. Ed è proprio Lui lo Sposo d’Israele, Colui che porta a compimento l’antica alleanza. È un tema che piace molto all’evangelista che lo utilizza in altre due parabole (22, 1-14; 25, 1-13). Questa comunicazione – che a noi oggi appare quasi scontata – rappresentava invece una provocazione per la fede degli ascoltatori. I discepoli esultavano al sentire queste parole, gli altri rimanevano perplessi o dubbiosi. Dobbiamo chiederci in tutta sincerità se l’annuncio nuziale di Gesù scuote la nostra fede oppure se trova un’accoglienza tiepida.
Nelle parole di Gesù possiamo sottolineare altri due elementi molto interessanti. In primo luogo è bene ricordare che il tema nuziale s’intreccia con quello la festa, il giorno delle nozze è quello in cui la gioia irrompe con prepotenza, una gioia così piena da scacciare tutte le ombre. Con il salmista possiamo cantare: “Esulterò e gioirò per la tua grazia, perché hai guardato alla mia miseria” (sal 31,8). Un’ulteriore conferma che il cristianesimo vuole essere una bella notizia, il tempo della grazia è anche quello della gioia piena. È possibile, infine, notare un dettaglio: Gesù aggiunge che lo Sposo è “con loro” e dunque resta per sempre. La sua venuta non rappresenta solo un’altra tappa della Rivelazione ma segna l’inizio di presenza stabile e duratura, come leggiamo nelle parole conclusive del primo Vangelo: “Io sono con voi tutti i giorni” (28,20). Il Dio con noi è l’immagine più eloquente del cristianesimo. La certezza che lo Sposo divino accompagna i passi dell’umanità è la garanzia che in ogni tempo l’uomo può scrivere pagine sempre nuove di una storia antica. È questa la grazia che oggi chiediamo.
Briciole di Vangelo
di don Silvio Longobardi
s.longobardi@puntofamiglia.net
“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.
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